24 novembre 2016

Come salmoni in un torrente

Susanna Manzin, in Come salmoni in un torrente, coglie nuovamente la sfida di affrontare temi delicati - talvolta addirittura scabrosi - mantenendo uno stile narrativo semplice, vivace, gradevolissimo.
Il romanzo coglie la famiglia di Marianna e Riccardo in un momento di seria difficoltà.
Paiono lontanissimi, e forse irrimediabilmente perduti, i tempi in cui l'agriturismo era un'oasi di pace, bellezza e buona cucina.
Eppure, non saranno il male e il disorientamente ad avere l'ultima parola; e la famiglia si rivelerà ancora una volta autentico luogo di consapevolezza e di rinascita.
Permettetemi di offrirvi una pagina tratta dal romanzo...




Ogni motivo era buono per farsi del male. Come in un circolo vizioso, più lei si irrigidiva più lui era scostante. Il crescente impegno dell'agriturismo le permetteva di incrociare il marito sempre di meno. Lui peraltro non collaborava più con la moglie come faceva un tempo, era sempre più spesso fuori casa, impegnato nei suoi progetti di marketing. O almeno così diceva.
Marianna era appassionata del suo lavoro, le piaceva tanto accogliere i suoi ospiti, organizzare il loro soggiorno, fare quattro chiacchiere sotto il portico sorseggiando un limoncello. Eppure fare tutto questo senza Riccardo non era facile. Per tanti anni prima che si conoscessero, lo aveva fatto senza di lui, ma con lui tutto aveva un altro sapore. Per troppo tempo si era abituata a chiedergli dei consigli, a commentare le abitudini degli ospiti, a sfogarsi quando qualcuno era troppo esigente. Poteva contare su di lui nella esasperante burocrazia, di fronte a fatture e cartelle esattoriali.
Improvvisamente erano diventati distanti.
I figli, Federica e Michele, se ne accorgevano. Soprattutto la ragazza. Le donne, si sa, in questo sono più furbe. E poi federica aveva ormai tredici anni, aveva l'occhio lungo e la fantasia sveglia. Michele guardava, con i suoi occhi da bambino, quella mamma un po' pensierosa, quel papà più distaccato. Ma poi si distraeva subito, pensando alla partita di calcio che avrebbe dovuto giocare il sabato successivo. Federica invece guardava e pensava, e temeva il peggio.

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