27 agosto 2018

La lettura nell'arte: Renoir

Ci avete mai fatto caso? Come sono belle le persone che leggono!
A volte mi capita di osservarle - in biblioteca, in metropolitana, in spiaggia - e ne rimango come affascinata. 
Qualcosa di simile deve essere accaduto anche a diversi artisti, che hanno catturato sulle loro tele le immagini di persone immerse nella lettura. Lasciandoci opere meravigliose.
Guardate questa "Liseuse" ("Lettrice"): Pierre-Auguste Renoir la dipinse nel 1875, riproducendo con pennellate rapide e luminose il volto assorto di una ragazza a cui, nella vita reale, egli voleva molto bene.  
Renoir, pittore della joie de vivre, sapeva ben cogliere gli aspetti piacevoli dell’esistenza umana; e la lettura, da lui raffigurata in più opere, esercitava un indubbio fascino sulla sua sensibilità di artista.
Il dipinto è conservato presso il Musée d'Orsay  a Parigi.



19 agosto 2018

#Meeting18

l velo dorato è disponibile al Meeting di Rimini, nella grande Libreria Itaca (padiglione C2).
Ovviamente sono presenti anche La camera bella, Tempo di cose nuove, e gli altri romanzi della collana "Il cielo negli occhi" (Piccola Casa Editrice).
Dal 19 al 25 agosto, presso la Fiera di Rimini.


11 agosto 2018

Buone vacanze!

Il blog augura di cuore BUONE VACANZE a tutti i lettori.
In spiaggia sotto l'ombrellone, in montagna su un bel prato, o nel silenzio delle nostre città deserte a ferragosto, non manchi a nessuno la compagnia di un buon libro.
A presto!

07 agosto 2018

L'ombra del padre

Ne L’ombra del padre - Il romanzo di Giuseppe lo scrittore polacco Jan Dobraczynski si cimenta in un'impresa non facile: ricostruire in forma romanzata la figura dell'uomo che si lasciò stravolgere la vita dalla più straordinaria chiamata divina. Una storia di fedeltà (luminosa e faticosa insieme), di turbamenti mai censurati, di pienezza completamente accolta.

Vi offro la pagina sofferta e profonda in cui si narra il "sogno" di Giuseppe: vi emerge in modo nitido il travaglio interiore che accompagna l’uomo cui Miriam è stata promessa.


Non poteva stare sdraiato. Si sedette. All'intorno c’era la notte fonda. Dalle stelle che brulicavano nel cielo scendeva un pulviscolo verde argento. Si era fatto molto freddo. Si sfregò con le mani le braccia intirizzite, si avvolse meglio che poté nella tunica, poiché non aveva preso con sé il mantello. Il sonno se ne era andato. Il pensiero lavorava febbrilmente.
Un segno per me…? Quale segno? Che cos'ha in comune la storia di una bisavola con quello che è toccato a me? Ho deciso di andarmene. Non trovo un’altra via di uscita. Non vedrò più Miriam. Non potrei vederla. Se la guardassi, non riuscirei a credere alla realtà. Bisogna essere pazzi per non ammettere la verità di ciò che dicono gli occhi e gli orecchi. Eppure… così debbo andarmene! Debbo fuggire! Ma se non ho fatto nulla di male? Perché debbo scappare come un vigliacco, che teme la punizione? Se fuggirò, questa fuga farà sì che tutti mi giudicheranno indegno. Ma soltanto così posso salvarla. Io non posso accusarla. Debbo rinunciare sia a lei che al mio buon nome...
- Non temere, prendila in casa tua…
Sentì quelle parole come se qualcuno le avesse pronunciate ad alta voce accanto a lui. Si guardò vivamente all'intorno. Ma niente intorno a lui era cambiato. Continuava la notte, argentea e gelida. Il chiarore delle stelle era tanto vivido, che vedeva tutto attorno a sé. Non c’era nessuno. Nei pressi era cresciuto soltanto un fiore bianco, dall'intenso profumo. Del resto poteva darsi che il fiore fosse serrato e che soltanto nell'oscurità avesse dischiuso i suoi petali?
Si raggomitolò cercando calore nel proprio corpo. Si addormentò di nuovo. Nel sonno il fiore crebbe, divenne enorme, si piegò su di lui. Disse:- Accoglila in casa come tua moglie. Non è stato un uomo a portartela via … Egli stesso si è piegato su di lei. Colui che nascerà sarà il Redentore atteso da tutti. Proprio di lei e di Lui parlava il profeta. Giungerà per insegnare l’amore più grande. Non riuscirei neppure a dirti quanto Lui vi ami … Egli stesso ve lo dirà, genere umano. Egli stesso ve lo dimostrerà. Ma prima che ciò accada, la cosa deve rimanere celata. Questo Egli vuole, per non abbagliare con la sua luce. Non costringere. Desidera conquistarvi, come un ragazzo conquista colei che ama, travestendosi da mendicante e ponendo il suo cuore ai suoi piedi. Proprio tu dovresti comprenderlo […].
Giuseppe stava sdraiato tutto tremante. Adesso non sapeva più se dormiva o se sentiva davvero quelle parole.- È possibile? … – sussurrò.- Tutto questo è vero – gli parve di sentire. – Come Lo conoscete poco, pur avendo sperimentato tanto amore … Davvero non sapete fino ad ora chi Egli sia? Ascolta, Giuseppe, figlio di Davide e Acaz, di Ezechia e di Giacobbe. Egli ti chiede: vuoi tu, che hai fatto la rinuncia insieme a lei, rimanere presso di lei come l’ombra del Padre …? Acconsenti?
Giuseppe sedette di nuovo. Il profumo del fiore si spandeva verso di lui nell’oscurità. Sul suo capo scintillavano le stelle. Il silenzio regnava. Si passò le dita sul viso, come ad assicurarsi che non avesse cambiato la sua forma.- Ci riuscirò? – sussurrò. – La amo tanto …- Prendila in casa tua…Le ultime parole risonarono nel silenzio. Quando si levò in piedi, non vide più il fiore.
Strinse le mani al viso. Aveva pregato tante volte nella vita: Rivelami, Signore, la Tua volontà, indicami quel che devo fare. Attenderò paziente il tuo comando… Aveva atteso tanti anni. Gli pareva di sapere che cosa stesse aspettando. Quello che attendeva era giunto. Ma al contempo aveva superato le sue aspettative. Si trovava al cospetto di qualcosa di così enorme, che gli pareva che quell’enormità lo schiacciasse. Lo prese il timore. Ma in quello sbigottimento una cosa sapeva: c’era la felicità di poter tornare da Miriam.
Scosse con forza il capo, come se volesse, con questo movimento, allontanare da sé tutte le recriminazioni umane.
In qualche punto in lontananza, sulla cima lucente dell’Hermon, si era lacerata la cortina della notte. Una striscia di luce era comparsa al di sopra del merletto formato dalla cima.



01 agosto 2018

Anna che sorride alla pioggia

Riesce a strappare molti sorrisi, Anna che sorride alla pioggia. Molti sorrisi, e qualche lacrima.
L'autore, Guido Marangoni, racconta in prima persona la sua esperienza di padre dal momento in cui la terzogenita inizia a esistere nel grembo della mamma. Desiderata e amata fin dal primo istante, Anna si presenta subito con la dotazione di "un cromosoma in più". Sarà una bimba Down.
L'autore riesce a raccontare con semplicità e freschezza le ansie e le trepidazioni, le gioie e le arrabbiature che si susseguono durante i mesi della gravidanza e i primi anni della piccola. È in grado di esprimere con toni (apparentemente) leggeri i pensieri più profondi. Con lo sguardo sempre fisso alla verità dell'uomo.
Ne volete un assaggio? Leggete qui la pagina in cui papà e mamma danno la notizia alle due figlie maggiori...


[...] Quel pomeriggio ci sedemmo e io iniziai con un banalissimo: «Ragazze, dobbiamo dirvi una cosa importante».
La schiena di Marta si fece dritta e l'occhio di Francesca attento. Prima che prendesse la parola Daniela, un sorriso sul volto di entrambe rivelò che la «cosa importante» non sarebbe stata poi una sorpresa tanto inaspettata. Ma una cosa è intuirlo e tutt'altra cosa è sentirlo annunciare. Le ragazze cercarono di contenersi, ognuna a modo suo: Marta sistemandosi il ciuffo e Francesca grattandosi nervosamente la fronte.
«Sta arrivando una sorellina».
L'annuncio di Daniela arrivò con una dolcezza che solo le mamme riescono a raggiungere. Gli occhi delle nostre figlie si gonfiarono di gioia. Io gridai un goffo ma sincero: «Evviva!»
Ci abbracciammo tutti e Francesca iniziò: «Lo sapevo, lo sapevo. Non mangiavi più prosciutto crudo!» disse, puntando il dito verso sua madre come si indica il colpevole.
«Ma dai, mamma... e la birra? E poi quella pancia non è da panini... mica sei papà», incalzò Marta asciugandosi i lacrimoni che le scendevano sulle guance.
«C'è un'altra cosa importante che dobbiamo dirvi».
Non mi accorsi che il mio viso si era fatto serio. Francesca lo notò e sedendosi con le sopracciglia aggrottate borbottò: «Ragazzi, niente scherzi. Questa volta no, vi prego».
«Ma no», ammortizzai io, «va tutto bene, ma...»
Mai un «ma» fu più pesante di quello. «La piccola ha la sindrome di Down». Ecco, l'ho detto, pensai.
«Ma quindi è come Sara?« esclamò Marta, quasi sollevata, pensando alla nostra giovane amica.
«Ma sì! Come Sara... e quindi qual è il problema?» urlò Francesca alzandosi, felice di avere scongiurato qualche altro rischio che potesse privarla della tanto desiderata sorellina. [...]
La creatura che stava arrivando in realtà era sana, aveva «solo» un cromosoma in più, e in quell'annuncio Marta e Francesca ci avevano dato una lezione che non scorderò mai. Mentre noi combattevamo per mandare sullo sfondo l'invadenza della sindrome e incontrare nei nostri pensieri la piccola, loro ci avevano preceduto per altre vie. Per Marta e Francesca, anche senza un nome, la bimba che cresceva dentro a Daniela era già una persona.
In quella lunga scalata eravamo ancora all'inizio, ma avevamo appena raggiunto un bivacco dove potevamo rinfrancarci e tirare il fiato. Il temporale, le stanchezze e le salite affrontate a valle erano dietro le spalle. C'era ancora tanta, tantissima strada da fare prima di incontrare la piccola, ma ora eravamo tutti insieme a camminare. Quel pomeriggio ero davvero felice. [...]