27 dicembre 2022

La Regina che amava leggere

Il 22 aprile 1868 si cebrano nel Duomo di Torino le nozze tra la giovanissima Margherita e Umberto di Savoia, erede al trono del neonato Regno d'Italia. È l'inizio di una lunga storia d'amore tra una donna straordinaria e il suo popolo.

Margherita diventa subito l'icona femminile che mancava in casa Savoia: un modello di grazia e di bellezza, di sensibilità e di generosa dedizione alla Nazione. Un'influencer ante litteram, potremmo dire!

La principessa con impegno costante dedicherà la propria esestenza al tentativo di consolidare l'immagine di una monarchia che possa essere finalmente unitaria.

Nel 1878 Umberto I è incoronato Re, e Margherita diviene la regina di tutto il popolo italiano.

Elegante, bella, intelligente, dotata di una personalità vivace e forte, Margherita di Savoia è anche una grande amica dei libri: ama la conversazione e la lettura.

Ogni giovedì, nel suo salotto al Quirinale, personaggi della politica e della cultura discutono di letteratura, attualità, filosofia. 

Una biblioteca imponente, che giunge a contare oltre 12.000 volumi, testimonia la vastità dei suoi interessi (soprattutto per la storia, i classici, Dante).

Margherita è anche attenta all'evolversi del romanzo contemporaneo, fervida lettrice di riviste letterarie. 

Una crescente e reciproca ammirazione la lega a Giosuè Carducci (l'"Ode alla Regina", scritta di getto nel 1878 dopo l'incontro con lei, segna per il poeta - convinto repubblicano - il momento di avvicinamento alla monarchia, nella quale riconosce la custode dell'unità nazionale). Nel 1907 Margherita salverà dalla dispersione la biblioteca di Carducci, donandola alla Città di Bologna affinché rimanga di pubblica fruizione.

Questo e molto altro si può scoprire visitando la mostra MARGHERITA DI SAVOIA, REGINA D'ITALIA, dal 13 Ottobre 2022 al 30 Gennaio 2023 presso il Palazzo Madama di Torino.

https://www.palazzomadamatorino.it/it/eventi-e-mostre/margherita-di-savoia-regina-ditalia



25 dicembre 2022

Natale 2022

Auguro di vero cuore a tutti i lettori un 
Buon Natale
da trascorrere serenamente con gli affetti più cari,
e - perché no? - anche in compagnia di un buon libro!


23 dicembre 2022

Pagine di Natale

Ho sempre amato il Natale: il suo significato più autentico, l'atmosfera inconfondibile, il senso d'attesa che si respira in Avvento...  Forse è per questo che il Natale fa capolino tra le pagine di tutti i romanzi che ho avuto la gioia di scrivere. 
Non riuscirei a raccontare storie di giovani vite, senza lasciar spazio alla ricchezza semplice del Natale.
Per chi desiderasse una "degustazione" di alcune pagine che ho dedicato alle festività natalizie, ecco quattro rapidi link, uno per romanzo...







Inizia l’Avvento. È un tempo di attesa, che zia Marta ama moltissimo. Con delicatezza, coinvolge nell'atmosfera anche Chiara e Cecilia. 
In questa pagina, tratta dal primo capitolo della stagione invernale, trovano spazio tradizioni, profumi, un pizzico di poesia. E, soprattutto, l’inquieta trepidazione propria dell’adolescenza.
Vai alla pagina tratta da: La camera bella








Che cosa può accadere quando si varca la soglia di un’antica chiesa nella notte di Natale? Magari ci si sente un po’ a disagio, perché non si è frequentatori abituali di "faccende religiose". Magari ci si sente un po’ imbronciati, perché si preferirebbe "essere ovunque ma non lì". Eppure, qualcosa può accadere… al di là di quanto si possa immaginare! Chi di noi non desidera una luce capace di “rifulgere nelle tenebre”?  
Vai alla pagina tratta da: Tempo di cose nuove








Il Natale si avvicina, e in Val Favero i ragazzi preparano il presepe vivente.
Chiara, suo malgrado, viene trascinata in quella che ritiene solo una carnevalata imbarazzante. Eppure, proprio durante le prove di quella manifestazione ormai imminente, accade qualcosa di decisivo...
Vai alla pagina tratta da: Il velo dorato







Per Nori il Natale è solitamente un giorno come tanti altri, forse appena un po' più malinconico. Lo ha sempre trascorso con sua madre, prenotando un menu completo in gastronomia e mangiandoselo davanti alla tivù. Questa volta, però, il Natale avrà per Nori un sapore diverso: lei e sua madre lo trascorreranno a casa di Lucia, ospitate dalla sua famiglia.
Vai alla pagina tratta da: Nori

19 dicembre 2022

Con Nori verso il Natale

Per Nori il Natale è solitamente un giorno come tanti altri, forse appena un po' più malinconico. Lo ha sempre trascorso con sua madre, prenotando un menu completo in gastronomia e mangiandoselo davanti alla tivù: «Tanto siamo solo io e mamma. Lo scorso anno ci siamo fatte una maratona infinita di film natalizi: quattro videocassette una dietro l’altra. Figo! Alla sera eravamo un po’ stordite, ma intanto il Natale era già passato e non ce ne siamo quasi accorte!».
Questa volta, però, il Natale avrà per Nori un sapore diverso: lei e sua madre lo trascorreranno a casa di Lucia, ospitate dalla sua famiglia. 
Le due ragazze condivideranno l'atmosfera calda della festa, ma soprattutto sperimenteranno una nuova dimensione dell'amicizia che sta crescendo fra loro.
Permettetemi di offrirvi qualche passo tratto dal 12° capitolo...

Il signor Cantelli aveva acceso il caminetto. Teresa aveva cucinato le crespelle, l’arrosto, il purè. Lucia aveva preparato una crema allo zabaione da versare sulle fette di pandoro, come dessert. Mia madre ed io, incaricate di procurare gli antipasti, arrivammo con le braccia ingombre di pacchetti provenienti dalla gastronomia.
– Buon Natale! Grazie per l’invito! – esclamò mia madre, non appena ebbe le mani libere per abbracciare Teresa.
– Grazie a voi per essere venute.
– E tu sei Alberto, immagino. Molto lieta di conoscerti, finalmente – disse mia madre ammiccando – Nori mi ha parlato molto di te. Posso essere sincera? Sei ancora più attraente di quanto immaginassi!
Il giovane contraccambiò la stretta, ma non il complimento. Io provai un imbarazzo bruciante, e avrei voluto uccidere mia madre.
Nonostante le premesse poco entusiasmanti, il pranzo si svolse in un bel clima amichevole e sereno. 
Con un'abile manovra ero riuscita a sedermi proprio di fronte ad Alberto, in posizione strategica per osservarlo e farmi guardare. Così, potevo ascoltarlo e parlargli senza perdere il contatto visivo con lui. Ne seguivo con attenzione assoluta i racconti; di tanto in tanto annuivo, o sorridevo, o lasciavo che sul mio viso si dipingesse un’espressione di ammirato stupore.
Anch'io, dal canto mio, avevo molte cose da raccontare.
[...]
Chiacchierammo ancora a lungo; si stava bene in quel saloncino, il tepore del fuoco di legna scaldava anche il cuore. Guardai fuori dalla finestra: sulla collina irrigidita dal gelo, già scendeva l’ombra della sera. 
Lucia si alzò da tavola e si avvicinò al caminetto. Lasciò cadere tra le fiamme alcune bucce di mandarino. Mentre nell'aria si diffondeva un profumo delizioso, Lucia si sedette sul tappeto e rimase in silenzio a osservare il fuoco.
Quando Alberto si congedò per raggiungere i suoi amici chissà dove, cercai di reagire alla delusione e raggiunsi Lucia:
– Ti disturbo?
– Assolutamente no. È bello qui.
– A che pensi? – chiesi, sedendomi sul tappeto accanto a lei.
– Non è facile da spiegare.
– Sei triste?
– No, triste no. Anzi, è stato un bel Natale. Sono contenta che tu sia venuta.
– Anch'io sono contenta. Devo confessarti che è la prima volte che trascorro un Natale così… Natale!
– E io devo confessarti che è la prima volta che ho un'amica così… amica! 
Lucia mi guardò e sorrise. Il fuoco si rifletteva nei suoi occhi scuri e rendeva bella, ardente l'espressione del viso. Intuii un affetto grato che quasi mi commosse.



14 dicembre 2022

La famiglia Trapp

Forse molti di voi conoscono La famiglia Trapp perché da quell'autobiografia è stato tratto un delizioso film, Tutti insieme appassionatamente, con l’inarrivabile Julie Andrews come attrice protagonista. Eppure, credetemi: il libro è ancora più bello del film.

L’autrice, l’austriaca Maria Augusta Trapp, racconta in prima persona la storia della sua famiglia molto speciale: dal 1926, quando - appena ventunenne - iniziò il suo lavoro come istitutrice presso la villa del barone Giorgio von Trapp, fino al 1948, anno in cui la famiglia ottenne finalmente la cittadinanza americana.

Pagina dopo pagina, mille vicende: le piccole gioie quotidiane, le difficoltà economiche, il grande amore, la passione per il canto polifonico, l’avvento del nazismo, la fuga in America, il coraggio di ricominciare insieme.
In questo post vi offro uno stralcio tratto dal quarto capitolo, che descrive con pennellate delicatissime il primo Natale della famiglia Trapp.


[…] Babbo Natale non viene per i bimbi austriaci. Nessuno scende dal camino a empire le loro calze; la cosa non è così semplice. In Austria, piccoli e grandi devono scrivere una lettera al Bambino Gesù durante la prima domenica di Avvento. Si crede che venga dal cielo Lui stesso personalmente, la notte di Natale, accompagnato dagli Angeli, a portare l'albero con tutte le sue cose meravigliose.
Questa lettera è molto importante, perché vi si manifestano i più segreti desideri e alla fine si formula una promessa. Poi la si mette sul davanzale della finestra prima di andare a letto, e il primo sguardo al mattino è per accertarsi che la lettera sia partita. Le lettere dei bambini buoni scompaiono subito dopo la prima notte. Altri bambini devono aspettare invece due o tre giorni e, se ciò accade, ci si sente molto ansiosi. Si sarà in tal modo indotti a mangiare gli antipatici spinaci, a mettere bene in ordine sulla sedia accanto al letto gli abiti e le scarpe.
Finita di cantare l'ultima pastorale, ancora intorno alla tavola, ci mettemmo tutti a scrivere la nostra lettera di Natale. Dopo aver pensato un poco, scrissi:
«Caro Gesù Bambino, la mia vita in questa casa sarebbe tanto più facile se tu volessi portare a ciascuno di questi bambini un paio di scarpe chiodate, un impermeabile e un paio di guanti di lana. Lo non ho bisogno di nulla dato che in ogni caso tornerò a Nonnberg».
S'era appena spenta l'eccitazione della prima domenica di Avvento che sopraggiunse il 6 dicembre, uno dei giorni più importanti in una casa in cui vi siano dei bambini, perché la vigilia di quel giorno San Nicola scende sulla terra a visitare tutti i piccoli. San Nicola è un santo vescovo del secolo VI, ed essendo stato molto buono e caritatevole con i bambini e con i giovani, Dio permette che ogni anno, nella sua festa, possa venire a trovare i suoi piccoli amici. […] A tutti i bambini buoni viene dato un sacchetto di mele e noci, fichi e prugne secche e dolci deliziosi e paradisiaci. I bambini cattivi, invece, devono promettere molto seriamente di cambiare vita. […]
Il giorno 5 l'eccitazione era grande. Appena si fece buio ci riunimmo nell'anticamera a guardare nel viale attraverso le ampie vetrate. La mano di Martina era stretta alla mia e la sua personcina a metà nascosta dalla mia gonna. Si poteva quasi sentire battere il cuore di Giovanna e l'aria di superiorità di Edvige non riusciva a nascondere il suo stato d'animo. D'un tratto si cominciò a vedere un luccichio fra i rami spogli. Un'alta figura con in mano una lanterna e un lungo bastone, svoltò nel viale, seguita a breve distanza da un ometto nero.
La pesante porta si spalancò ed entrò il santo vescovo, salutato con inchini da piccoli e grandi. La barba bianca che gli scendeva sul petto tradiva la sua età avanzata. Nessuno aveva potuto vedere che una mezz'ora prima, Hans, con l'aiuto di un albume sbattuto se l'era lasciata pazientemente incollare sul mento. San Nicola portava gli occhiali, come spesso accade alle persone anziane, giù sulla punta del naso. Doveva farlo senz'altro perché la sua vista era tanto buona che gli occhiali di Resi quasi lo accecavano. Dopo che si fu seduto diede a reggere la lanterna al Capitano, poi tirò fuori da sotto al mantello bianco un grosso volume con una grande croce d'oro. Attraverso la carta bianca che lo ricopriva si poteva debolmente intravedere un titolo: Enciclopedia da H a H-Z.
In quel magico libro erano scritte tutte le molte malefatte, piccole e grandi, commesse dai bambini di quella casa. È incredibile come San Nicola fosse bene informato su Werner che aveva marinato per tre volte la lezione di greco; o su Edvige che aveva pizzicato Martina; o su Rupert che aveva fumato di nascosto; o su Maria che aveva studiato il violino molto più a lungo di quanto le avesse permesso il medico; su Resi, la cuoca, che aveva una volta bruciato il dolce della domenica e, per nascondere il guaio, lo aveva gettato nel letamaio; o su Bepi, il giardiniere che era stato spesso pigro al mattino. E San Nicola scoteva il dito e guardava severamente i colpevoli che venivano via via chiamati ai suoi piedi. Tutti si mostravano molto pentiti e promettevano con fervore di cambiare vita. Poi il santo vescovo si alzò e fece un cenno verso la porta: un gran sacco fu spinto dentro e San Nicola l'aperse.
C'era un cartoccio di frutta e di dolci per ciascuno, eccetto Resi che ebbe invece un grosso bastone, e dovette anche baciare la mano al vescovo. Dopo un ultimo ammonimento e una benedizione, quel sant'uomo lasciò la casa.


10 dicembre 2022

Nel freddo dell'inverno

L'inverno è ormai alle porte, con le sue giornate sempre più brevi, le mattinate nebbiose, la neve che all'orizzonte imbianca le montagne, la temperatura che di notte scende sotto lo zero. 
È bello ritagliarsi qualche ora per rimanere al calduccio, magari leggendo un buon libro; oppure chiacchierando con una persona cara, mentre l'amicizia riscalda i pensieri.
Come in quell'inverno del 1992, quando Nori e Lucia...
Permettetemi di offrirvi una pagina tratta dal romanzo.

In quel periodo trascorsi molte delle mie serate a leggere l’epistolario di bisnonna Onorina. L’inverno stava avvicinandosi precocemente, con rigidissime temperature e sporadiche nevicate fin dagli ultimi giorni di novembre; rannicchiarsi sotto il piumone a leggere era per me un piacere imperdibile. 
Pagina dopo pagina, lettera dopo lettera, la Onorina del 1925 mi diventava sempre più familiare: era come un’amica misteriosa da ascoltare, osservare, ammirare. 
Avevo parecchie cose importanti in comune con lei. Non solo il nome, ma anche il soprannome: la ragazza del 1925 terminava ogni sua lettera con un romantico «Vostra per sempre, Nori». Inoltre anche lei aveva gli occhi blu; finalmente scoprivo che origine avesse quell’insolita e incantevole caratteristica fisica: un cromosoma prezioso era giunto fino a me scorrendo come un fiume carsico attraverso le generazioni. «Puledrina mia dagli occhi blu», scriveva Nino. E poi la Nori del 1925 era vivace, testarda, ambiziosa; un po’ come la sua pronipote di molti decenni dopo.
– Che storia Lucia, che storia! La intitolerei: “Nori’25”. L’ho letta e riletta un sacco di volte; m’intriga da morire… 
– Meglio di un romanzo?
– Certo! Quella di Nori’25 e del suo Nino è una storia vera. Piena di passione, proprio come piace a me – esclamai, appoggiando il plico di vecchi fogli sul tavolo del salotto Cantelli.
– Erano fidanzati?
– Non proprio. Siediti comoda, così ti racconto tutto.
Lucia aggiunse un ciocco nel caminetto, e tornò a sedersi accanto a me. Stavamo bene nel saloncino della sua villetta, e ci piaceva l’atmosfera creata dal fuoco di legna: il caldo sano, il profumo di resina, il suono delle fiamme che crepitavano in sottofondo. Era più facile sentirsi amiche, in un posto così. Intanto, fuori, il freddo serrava la collina nella sua morsa dicembrina.




07 dicembre 2022

La scuola è qualcuno che ti aspetta

Alessio è un bambino autistico. Sta per fare il suo ingresso nella scuola primaria, e ha davanti a sé una sfida grande come il mondo.   La sua insegnante di sostegno non si perde d'animo: abbraccia fin dal primo istante la fatica del bambino, e lo accompagna - anno dopo anno - in un percorso scolastico difficilissimo e bellissimo.

Sembra la trama di un romanzo, e invece è una storia vera. È proprio Emilia Gibelli - la maestra di Ale - a raccontarcela in La scuola è qualcuno che ti aspetta. L'autrice ripercorre quel cammino di fatiche e scoperte, ricadute e conquiste, che porterà il bambino a sbocciare lentamente. Grazie anche alla collaborazione e all'affetto di molti.

È un testo di didattica (con tanto di appunti operativi e immagini), ma ha l'immediatezza della narrativa, e a tratti qualche eco di poesia. Ma soprattutto offre spunti di riflessione validi per chiunque, indipendentemente dall'età e dalle circostanze personali. Come questo:

...Un bambino che ha bisogno di essere amato, di essere felice, di riuscire, di essere riconosciuto "in gamba" per qualcosa. Come me. Come tutti.
Ciò che ci accomuna è il nostro cuore, la nostra sete di felicità, di amare e di essere amati, di vivere e scoprire il bello e il buono della vita anche se drammatica. Ognuno ha in sé la sua strada che occorre scoprire e riconoscere attraverso l'impatto con la realtà, che ci svela i nostri doni, i nostri talenti e i nostri limiti...



25 novembre 2022

Idee regalo per Natale

"Natale non sarà Natale senza regali", borbottò Jo, stesa sul tappeto.
(Louisa May Alcott, Piccole donne)

Non sono certo le strenne a dare un senso al Natale; però è bello scambiarsi qualche piccolo dono, anche in tempi difficili. 
E un libro può essere un'idea regalo tutt'altro che banale.

Visto che manca esattamente un mese al Natale, ecco dunque qualche suggerimento:
I romanzi possono essere acquistati:
  1. Nelle librerie (se non sono presenti negli scaffali, possono essere prenotati).
  2. Negli store on line (in alcuni casi è previsto uno sconto sul prezzo di copertina).
  3. Rivolgendosi ai rispettivi editori e distributori.
  4. Contattando direttamente l'autrice.
Buona lettura, a voi e alle persone cui volete bene!




21 novembre 2022

I libri illustrati di Richard Scarry

Richard Scarry, scrittore e illustratore statunitense scomparso nel 1994, pubblicò più di 300 libri per bambini, che lo resero celebre in tutto il mondo. Fra i milioni di piccoli lettori ci furono anche i miei figli; e prima di loro, io stessa bambina. 

I suoi personaggi - simpaticissimi animali antropomorfizzati - vivevano avventure paradossali e semplici, lavoravano e interagivano, giocavano e imparavano.  Il tratto felice dello Scarry regalava illustrazioni coloratissime e ricche di dettagli; i testi erano piccoli capolavori di ironia e umorismo.

Indimenticabili il gatto Sandrino, il verme Zigo Zago, il Sergente Multa, il Gorilla Banana. Quante risate! Ma il libro che ho amato di più, fin dalla mia infanzia, fu "In giro per il mondo": trentatrè affascinanti avventure ambientate in ogni angolo del globo:
  • il gatto Pip Pip, che andò a Londra a cercare fama e fortuna al servizio della Regina;
  • il cane Cuscus, investigatore algerino - bravissimo a travestirsi - che fingendosi danzatrice riuscì a catturare Pepe il Gangester;
  • il caprone Ernst, scalatore svizzero che salì in vetta alla montagna per tirar giù di peso la mucca Heidi;
  • il maiale Hans, idraulico olandese che tappò una falla in una diga infilando nel buco un turista che passava di lì;
  • il volpone Pierre, vigile francese, che catturò un ladro acciuffandolo dopo un rocambolesco inseguimento fra le vie di Parigi;
  • Mario, gondoliere veneziano, che doveva accompagnare una porcella in chiesa a sposarsi (ma siccome la fanciulla era molto "oversize", fu giocoforza riporre la gondola e sostituirla con un barcone delle angurie)... 
...e via divertendosi!
Trascorrevo interi pomeriggi sfogliando quelle pagine, e sognando Paesi lontani!

  

18 novembre 2022

Il gioco è una cosa seria

Per chi ha bambini, e desidera trascorrere un sabato pomeriggio diverso e intelligente. Ma anche per chi non ha (più) figli piccoli, eppure è rimasto lui stesso un po' bambino.

Sabato 19 novembre - a Grugliasco, presso il Salone "La Nave" del Parco Le Serre, a partire dalle 15,30 avrà luogo un evento con tanti giochi, in occasione della "Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia". 

Uno degli aspetti belli, è che fra i protagonisti ci sarà la Biblioteca Civica Pablo Neruda, con un punto-prestito, e uno spazio dove poter leggere e ascoltare storie. A tutti i bambini, fino ad esaurimento scorte, verrà regalato un libro. 

Perché è vero che «Il gioco è una cosa seria».

Ma è altrettanto vero che - come diceva Roald Dahl - «Se riesci a far innamorare i bambini di un libro, o due, o tre, cominceranno a pensare che leggere è un divertimento. Così, forse, da grandi diventeranno dei lettori. E leggere è uno dei piaceri e uno degli strumenti più grandi della nostra vita». 

https://letturavventura.blogspot.com/2017/05/far-innamorare-i-bambini.html 



16 novembre 2022

O mythos deloi oti...

«O μύθος δελοι οτι...» Così gli antichi concludevano le loro storie: «La favola insegna che…». E offrivano la "morale" del racconto, l'insegnamento generale che se ne poteva trarre.
Così hanno voluto fare anche gli autori della Paperiliade, parodia del poema omerico uscita a puntate su Topolino la scorsa estate (ne avevamo parlato qui alcune settimane fa). Il risultato è una riflessione tutt'altro che banale, valida per gli "eroi" di ogni tempo:

Ma ora sappiamo che un eroe non si riconosce dalle dracme o dalle armature!
Il vero eroe è chi combatte, ma cerca la pace.
Chi lotta, ma non diventa come i suoi nemici.
Chi dà il meglio di sé, anche quando tutto sembra perduto.
E allora anche noi possiamo diventare aristoi.
Perché ognuno ha in sé la scintilla di una grande avventura.
Anche noi possiamo essere eroi!
Gli eroi della nostra minuscola, grandiosa, epica vita!







11 novembre 2022

Che senso ha?

La giovane Nori – che è una ragazza intelligente, nonostante l’apparente superficialità – sa osservare. E di fronte alla drammaticità inevitabile della vita umana, inizia a porsi domande che bruciano.

Tacqui, perché un nodo alla gola mi impediva di proseguire. Lucia rispettò quel silenzio; si limitò ad avvicinarsi un pochino di più a me. Eravamo entrambe appoggiate alla ringhiera della terrazza, e i nostri gomiti si toccavano. «E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti posa la luna, e di lontan rivela serena ogni montagna». Davvero una bella luna argentata splendeva sulla città, posando discreti riflessi sul fiume e disegnando all'orizzonte i profili dei palazzi sul cielo scuro.
– Che senso ha? – chiesi, dopo aver inspirato profondamente – Che senso ha avere tanti amici, essere carina, andare a scuola, festeggiare il compleanno, trovare il merlo giusto, fare carriera, se poi si muore?
Lucia tacque ancora. Forse intuiva nella mia voce un accento nuovo, come un’inquietudine profonda che si faceva largo attraverso una crepa nella superficialità di sempre. Levò un braccio, e lo pose sulle mie spalle. Io mi lasciai abbracciare, e piansi un po’.



09 novembre 2022

La lettura nell'arte: Botero

Torniamo al grande tema della lettura nell'arte; ovvero agli artisti che hanno catturato sulle loro opere le immagini di persone immerse nella lettura.

Dopo Pierre-Auguste Renoire e Berthe Morisot, ecco Fernando Botero.

Sono numerosi i dipinti in cui l'artista contemporaneo colombiano rappresenta donne in lettura, sempre ritratte con il tipico stile: colori tenui e forme dilatate, irreali ma in qualche modo affascinanti. Donne ciccione, che sanno rilassarsi con un buon libro nel verde della campagna, o sulla poltrona del proprio salotto.

Come non provare per loro un'istintiva simpatia?

06 novembre 2022

Florence

L'ottima penna di Stefania Auci ambienta il romanzo storico "Florence" all'inizio della prima guerra mondiale.
L'Italia non è ancora entrata nel conflitto, e l'opinione pubblica è divisa tra "interventisti" e "pacifisti". Ludovico Aldisi, giornalista rampante e spregiudicato, è convinto che l'ingresso in guerra possa essere per l'Italia una grande opportunità , e per lui stesso un'ottima occasione di affermazione professionale e sociale. Il suo obiettivo è partire per il fronte come inviato speciale, per "raccontare" la guerra all'opinione pubblica del suo Paese.
Giunto sulla Marna, Ludovico si unisce a un battaglione scozzese, e vede da vicino gli orrori della guerra. Dopo quell'esperienza, nulla nella sua vita sarà più come prima.
La trama del romanzo è articolata, si tinge in più parti di rosa e di giallo; ma ciò che mi pare più significativo è proprio il percorso interiore del protagonista dopo l'esperienza del fronte. 
Nella pagina che oggi vi offro, trovate l'intenso dialogo tra Ludovico e il capitano del battaglione...

Il capitano emise un sospiro pesante. Si inclinò in avanti, gli occhi scuri e inespressivi puntati in faccia all'altro. 
«Non sa a cosa va incontro.»
«Non devo sparare, io.» Cosa voleva dimostrargli quell'inglese?
«Oh, no. È qui che si sbaglia. Anche lei combatterà questa guerra, e a suo modo, con le parole.» Freeman non sembrava scalfito dalla sua irritazione. «Quanti anni ha?»
«Ventotto», rispose.
Il militare indicò il bicchiere vuoto. «Vuole bere dell'altro?»
Lui fece cenno di no.
«Io dieci più di lei. Gran parte della mia vita l'ho trascorsa con questa divisa addosso, preparandomi per momenti come questo. Dovrei essere pieno d'orgoglio patriottico, bruciare dalla voglia di sterminare i tedeschi che ci aspettano là fuori. Dovrei. Ma non è così.»
Ludovico batté le palpebre, sconcertato. Cosa stava dicendo? Era ubriaco? Una meraviglia sgradevole e improvvisa gli fece alzare la voce. «Ciascuno di noi ha un dovere da compiere in questa guerra: il mio è quello di raccontare cosa accade, così come il suo è quello di combattere. La realtà deve arrivare a chi è lontano da qui, a chi non può vedere il sangue versato e non può udire il rombo dei cannoni.»
Freeman rise sommessamente. Un suono malinconico, che gli rammentò la risacca su una spiaggia di ciottoli. «Oh, amico mio, per essere un adulto, è ancora così ingenuo. Pensa che la verità arriverà intatta sul suo giornale? Che non ci sarà qualcuno che la manipolerà? Non capisce che è tutto inutile? Che la gente vede solo ciò che vuol vedere?»
Ludovico ammutolì, incapace di trovare una risposta immediata. «L'Italia non è in guerra. Non siamo coinvolti, e non vedo perché dovrebbe accadere una cosa del genere», farfugliò dopo alcuni secondi.
Freeman lo soppesò, quasi dovesse scegliere se fidarsi o meno di quello sconosciuto. «Ma presto o tardi finirete per essere trascinati nel conflitto. Ricordi sempre questo, signor Aldisi: nessuno vuol sapere cosa accade davvero su un campo di battaglia. Mai. Se lo facesse, sarebbe costretto ad ammettere che l'animo umano è capace d'ogni bassezza. La guerra riporta in vita il nostro peccato originale, ciò di cui vogliamo dimenticarci. Che siamo animali, prima di tutto.»

02 novembre 2022

Bisogno di eternità

 «Venire al cimitero a inizio novembre è un po’ come fare l’albero a metà dicembre, o comprare uova di Pasqua ad aprile, o fare shopping quando iniziano i saldi», esclama Nori, cercando di scherzare. Ma la sua amica Lucia non coglie la battuta, e si addentra con lei nel cimitero monumentale della città, per starle accanto in un momento di grande importanza.

Eh no, non è facile pensare alla morte. Men che meno parlarne. Una soluzione può essere censurare il pensiero, o provare a scherzarci su. Oppure ancora - ma qui ci vuole più coraggio - si può guardare in faccia la realtà, lasciandosi interrogare e ferire. Accettando il rischio che si scatenino nel cuore domande brucianti sul senso della vita e sul bisogno di eternità. Se ne esce ammaccati, ma senz'altro più veri...

– Io detesto i cimiteri! Sono pieni di morti…
– Ovvio, servono a quello.
– No, voglio dire: sono pieni di dolore. Uno non può entrare lì dentro e fare come se niente fosse, capisci?
– Capisco. Anche a me i cimiteri fanno quell'effetto. Però penso che sia un effetto buono. Ogni tanto vado a trovare i miei nonni, e altre persone care che sono morte, e lì per lì ci sto malissimo. Ma poi quando esco mi sento molto serena… come dire… più forte, più vera.
Guardai Lucia senza capire. A volte nella sua strana testa frullavano pensieri lontani anni luce dal mio personale sentire. Tuttavia, istintivamente accettai la sua proposta: non perché la ritenessi una buona idea, ma perché mi fidavo profondamente di Lucia...

[Nori - Cap. 20]

27 ottobre 2022

Iliade e Paperiliade

L'epica mi ha sempre affascinata, e in particolare amo l'Iliade, poema che nonostante i suoi 2700 anni d'età sembra per certi versi attualissimo: perché parla dell'uomo, dei suoi sentimenti, delle sue domande. Una storia di eroismo e arroganza, affetti familiari e amicizia, vulnerabilità e sete di eterno. 

Credo che scrivere e illustrare una parodia dell'Iliade senza scadere nel banale sia un'impresa difficile. Eppure ne sto leggendo una davvero divertente, sui numeri di Topolino usciti nello scorso giugno.

«Cantami, o musa, del paperide l’ira funesta, che infiniti grattacapi addusse...»  [Pippomero]

Il protagonista della Paperiliade è Paperachille (Paperino), irritabile eroe «dal piede veloce e dalla pessima gestione della rabbia».

Fra gli Achei incontriamo anche Paperennone (Paperone), parsimonioso capo della spedizione;  Archimedisseo (Archimede) dal multiforme ingegno;  nonché i tre paperini Pa - Tro - Clo (Qui - Quo - Qua) appartenenti alle GM (no, non Giovani Marmotte: in questo caso Giovani Mirmidoni).

Sul fronte dei Troiani ecco Topoettore (Topolino), coraggioso eroe. E poi Minnomaca (Minni), eroica fidanzata; Re Priamoni (Commissario Basettoni), benevolo e angustiato sovrano; Astia e Natte (Tip e Tap), giovanissimi eroi.

Sul monte Olimpapero si affrontano, tra gli altri, Paperatena (Paperina), dea tifosa degli Achei, e  Ares Gamba (Gambadilegno), nume che sostiene i Troiani.

Episodio dopo episodio, i fumetti ripercorrono - mutatis mutandis - le vicende del poema omerico, strappando più di un sorriso.

23 ottobre 2022

Una passione inesauribile

«…Sono posseduto da una passione inesauribile che finora non ho potuto né voluto frenare. Non riesco a saziarmi di libri...»

[Francesco Petrarca - Lettera a Giovanni dell'Incisa - 1346]


15 ottobre 2022

Il maestro e Margherita

La genialità surreale di Michail Bulgakov mi ha tenuto compagnia nelle ultime settimane. "Il maestro e Margherita" è un grande classico, su cui molto è stato detto e scritto.  

Non azzardo lunghe recensioni - del tutto superflue - ma condivido un video in cui lo storico Alessandro Barbero racconta e commenta il romanzo, con passione ed emozione. Leggendone alcuni passi e spiegandone l'importanza storica e letteraria:  https://www.youtube.com/watch?v=nwZ1i2I15ps.

07 ottobre 2022

Il sorriso parla

Lo sapevate? Ogni anno, il primo venerdì del mese di ottobre si celebra la Giornata Mondiale del Sorriso.

È una delle tante ricorrenze di questo tipo, ma si distingue per freschezza e simpatia. Come sempre, occorre tenerne conto con buon senso (ad esempio, organizzare eventi per promuovere atti di gentilezza sarebbe solo un'ennesima forzatura). Nello stesso tempo, rivolgere un pensiero all'importanza del sorriso può rendere la giornata più ricca.

Perché un sorriso sincero può esprimere un mondo di cose, illuminare lo sguardo e trasmettere gioia. 

Il sorriso parla.

27 settembre 2022

Nori, in un minuto e mezzo...

In un breve video - appena un minuto e mezzo - il mondo di Nori parla di sé, regalando qualche  emozione.

Nori - Booktrailer

15 settembre 2022

Più lontana della luna

Primi anni '70. Lidia, quindicenne timida e solitaria, vive con il padre operaio e la madre fruttivendola in un povero appartamento ricavato nell'ex scuderia della palazzina di caccia di Stupinigi. La sua è una vita ripetitiva e banale, ma Lidia ha un sogno: andarsene di casa e diventare "un trovatore" per trovare il suo "amore da lontano", come facevano gli antichi poeti provenzali, che amavano dame distanti (e forse addirittura inesistenti).

Surreale e bizzarro - ma il paradossale è un po' la cifra dei romanzi di Paola Mastrocola - Più lontana della luna accompagna Lidia fino alle soglie della maturità. E  offre alcune pagine di piacevole lettura.

«... Mi coprii il viso con le mani e scappai di là. Andai a chiudermi in bagno, ma non riuscii a rannicchiarmi nel mio solito buco, tra il muretto della vasca e il bidet. Facevo di corsa avanti e indietro quei tre metri di bagno, come un criceto in gabbia. Ero furente. Quando tornai in tinello, avevo addosso il cappotto di lana spessa, la sciarpa, gli stivali:
"Addio, vado a fare il trovatore!" dissi.
Mi uscì così, di colpo. Una semplice frase. Ma la parola trovatore era pesante, cadde in un tonfo sordo nell'aria opaca del tinello. Opaca perché in cucina cuoceva un minestrone, emanando nuvole stagnanti di vapore. Fu come un masso che si stacca all'improvviso dalla cima. Nessuno capì...»

10 settembre 2022

Un viaggio nel passato

 Alla morte di una vecchia zia, il padre di Nori eredita Villa Onorina, l’antica casa di famiglia, ormai abbandonata da anni. Esplorandone il sottotetto in compagnia di Lucia, Nori scopre uno scrigno contenente uno scambio epistolare risalente al 1925; protagonista del carteggio è un’altra “Nori dagli occhi blu”.

Da questo momento si innesta nel romanzo un nuovo piano temporale, che ripercorre le vicende di Nori'25, pazientemente ricostruite attraverso indagini fra i documenti e gli oggetti rinvenuti in Villa Onorina. Una storia ormai antica, che appassiona Nori e finisce con il coinvolgere anche Lucia, Alberto, e gli altri personaggi che ruotano intorno a loro. Soprattutto, la sfortunata bisavola diviene per Nori una sorta di presenza amica.

...Pagina dopo pagina, lettera dopo lettera, la Onorina del 1925 mi diventava sempre più familiare: era come un’amica misteriosa da ascoltare, osservare, ammirare. 
Avevo parecchie cose importanti in comune con lei. Non solo il nome, ma anche il soprannome: la ragazza del 1925 terminava ogni sua lettera con un romantico «Vostra per sempre, Nori». Inoltre anche lei aveva gli occhi blu; finalmente scoprivo che origine avesse quell'insolita e incantevole caratteristica fisica: un cromosoma prezioso era giunto fino a me scorrendo come un fiume carsico attraverso le generazioni...


07 settembre 2022

Trema la notte

Nadia Terranova ambienta il suo Trema la notte nel dicembre 1908, quando un terremoto devastante rade al suolo Messina e Reggio Calabria. Nel contesto di questa immane tragedia collettiva, le vite di una ragazza siciliana e un bambino calabrese si incrociano per un istante. 

Nicola ha alle spalle ferite profonde e segrete. Barbara si porta dentro una ribellione che brucia. Quando si scatena l'apocalisse, entrambi perdono tutto. E acquistano un'inattesa libertà, che però sa di dolore e di morte.

Le vicende sono drammatiche, eppure la lettura scorre in scioltezza, perché questo romanzo è - in fondo - una storia di rinascita.

Vi offro un assaggio della pagina in cui Barbara, costernata, scopre di aspettare un bambino. E non lo vuole, perché quella gravidanza è il frutto di una violenza.

Jutta mi raggiunse con una pezza inzuppata nell'aceto, me l'appoggiò sulla fronte e l'odore mi calmò.
- Siete incinte, - disse. - Vi spio da sempre, dal giorno della torpediniera, e ho sperato di sbagliarmi, ma ora dobbiamo prendere una decisione.
Tanto fragore nelle mie orecchie, il colpo di un cannone. [...]  
No, non no. La testa diceva: non è vero. Il corpo diceva: sì, è così.
Vidi la mia fine e un pianto dispotico mi assalì. Tutti avrebbero saputo cosa avevo fatto con il marinaio, le suore non mi avrebbero creduta, non avrebbero creduto che io non volevo, e forse avevano ragione, non mi ero opposta abbastanza, l'avevo provocato, ero salita sulla nave da sola. Avevo paura di essere uccisa, ero stata complice - perché, perché non avevo preferito morire? Non ero una santa, ero una vigliacca, una donna da niente. [...]
Jutta ripeteva di non preoccuparmi, ce l'avremmo fatta.
La implorai di trovare una di quelle donne che mi avrebbero aiutata a tornare come prima [...]
Jutta mi lasciò sfogare. Quindi, con delicatezza, parlò;
- Barbara, - disse. - Barbara, Barbara -. Il mio nome sulle sue labbra era una culla, un calmante. - Barbara, - ripeté ancora, e poi, con il suo accento appuntito e il suo italiano perfetto: - Non è più l'esistenza di prima, è un altro tempo. Qui non c'è nemmeno la speranza, al massimo ci sono i miracoli. Abbiamo intorno la morte, e voi avete dentro la vita.
Non so se fosse stata Jutta a convincermi, con i suoi occhi d'acqua nei miei tanto terrosi, o se le sue parole, con l'enfasi sulla parola «vita», si fossero limitate a incitare la follia nel seguire la creatura rannicchiata in me. Qualunque fosse l'origine, da quel momento non mi fu più possibile ignorare la sua presenza. Iniziai a immaginarla.
Spingeva i piedi sullo stomaco fino a farmi vomitare, e di addormentava sul diaframma facendomi cominciare il singhiozzo o fermare il fiato.
Veniva a me dall'ultimo giorno del 1908 e sarebbe stata il primo di tutti i nuovi anni; era l'argine all'inferno e il salto nel vuoto, la scelta più sbagliata e l'unico destino giusto.

05 settembre 2022

Gli invisibili

Norvegia, primi anni del novecento. Ambientato a Barrøy, una delle tante isolette a sud delle Lofoten, Gli invisibili narra l'infanzia e l'adolescenza di Ingrid, nata in una famiglia che da generazioni vive in quel luogo sperduto. Natura potente e terribile, lunghi silenzi, orizzonti sconfinati, fatica e coraggio, attaccamento alle origini e desiderio di modernità. 

È l'inizio di una saga cui saranno dedicati altri due romanzi di Roy Jacobsen. E non vedo l'ora che siano pubblicati anche in Italia. 

«...Adesso, anche in casa del pastore, gli era apparso finalmente chiaro che quando tutto il resto viene meno, l’isola resiste. Lo sapeva già, certo, ma non l’aveva mai sentito con un tale senso di devozione come adesso che il mondo era sottosopra e lui si trovava sulle spalle un fardello più pesante che mai...»

02 settembre 2022

Nori in diretta radiofonica

Mercoledì 31 agosto in prima serata è andata in onda in diretta su Radio Mater una lunga intervista all'autrice di Nori.
Titolo della trasmissione: “Nori – Mi piace ma non mi basta”. 

Per chi fosse interessato, la registrazione completa è disponibile al seguente link:

https://www.radiomater.eu/files/trasm_mer_21-00.mp3

Nel frattempo, mi permetto di offrirvi un passaggio della sbobinatura...


[D] - Potrebbe essere il sottotitolo del romanzo: «Mi piace, ma non mi basta». Perché Nori è fatta così: vive con intensità la sua adolescenza, coglie l'attimo, apprezza il lusso, sa divertirsi, adora essere desiderata. Eppure, non le basta... Nori ha dentro questa cosa. E io credo che sia un po’ non solo dei giovani, ma anche in quest’epoca un po’ di tutti. – Cosa può aiutare i giovani, ma anche gli adulti a riempire il vuoto di significato, a capire che non basta? Che la vita piena di cose - pur belle – però ha bisogno d’altro, perché abbiamo questo vuoto dentro che non si riempie con le cose, con le vacanze, con qualcosa che compri su Amazon?...

[R] -  Questa è la domanda centrale Nerella, tu hai proprio colto nel segno. Eppure - l’avrai notato - la risposta nel romanzo non c’è; in maniera esplicita questa risposta non la trovi nelle pagine del romanzo. Ho volutamente lasciato in sospeso la vicenda interiore di Nori, perché non volevo scrivere un romanzo “edificante”, di quelli che i giovani leggono un po’ e poi mettono subito da parte perché “che palle, qui mi vogliono fare la predica attraverso le pagine di un romanzo”. Non è quello che io desideravo. Quindi ho descritto Nori come una ragazza con il cuore che scoppia di nostalgia.
E la risposta alle sue domande – che sono domande brucianti - non viene esplicitata subito, ma si fa strada piano piano, si intuisce nel suo rapporto con l’amica Lucia.  […]  
Ma noi lo sappiamo, “che cosa può aiutare i giovani a riempire quel vuoto”; è la stessa cosa che può aiutare noi adulti. Lasciarci provocare dalla realtà di ogni giorno, dagli incontri che facciamo, e alzare lo sguardo. Le cose che abbiamo, che facciamo, possono anche essere grandi e belle, ma si riempiono di senso solo nel rapporto con Chi ci ha creati e si è fatto nostro compagno di cammino.

[D] -  Io credo che questo vuoto, questo desiderio di cui non siamo coscienti – abbiamo un’insoddisfazione a cui non riusciamo a dare un nome – sia probabilmente (grazie al Cielo) dei giovani, e questo è bello, perché li porta a porsi delle domande, a fare delle ricerche. Quello che mi pare di poter dire – naturalmente non sempre e non per tutti – è che queste domande purtroppo negli adulti si affievoliscono, come se fosse una cosa da giovani, poi uno la mette via e si accontenta di quello che c’è. E questo credo che sia un po’ il periodo storico che stiamo vivendo, molte volte si cerca di riempirlo di cose – anche di cose belle per carità – però di cose che non danno risposte…

[R] -  È un po’ l’obiettivo del libro. Non un obiettivo voluto – non mi è mai passato per la testa di dire “voglio fare un libro che susciti le domande in chi lo legge”! Come tutti i romanzi che ho scritto è “venuto fuori” così. Però è “venuto fuori” così perché queste domande le ho dentro io innanzi tutto. Io ho a cuore che la mia vita non scorra inutile, vuota, o con un vuoto riempito di cose che però non mi possono rendere felice, non possono rendere piena la mia umanità.  E quindi chiaramente questa domanda che per prima ho io – e che mi faccio aiutare a non censurare, perché ho bisogno comunque di essere circondata da persone che continuamente mi richiamano a tutto questo e mi aiutano a ritornare con i piedi per terra. E quindi con gli occhi al cielo. Perché il modo migliore per tenere i piedi per terra secondo me è quello di non dimenticare per Chi siamo stati fatti.

30 agosto 2022

Patria

Convincente e commovente, Patria di Fernando Aramburu è un romanzo dal respiro ampio, che va ben oltre le vicende narrate. È la storia tormentata di due famiglie che vivono in un villaggio dei Paesi Baschi; vicini di casa, profondamente amici da sempre. Siamo negli anni settanta e ottanta; il terrorismo indipendentistico miete vittime, il fanatismo semina divisione.
Un giorno il padre di una delle due famiglie viene assassinato dall'ETA, in cui milita un figlio dell’altra. Da quel momento nulla è più come prima. L’amicizia va in frantumi, la fragilità umana mostra tutta la sua drammaticità.
Scorrono gli anni, ma il tragico evento rimane per tutti i membri delle due famiglie - e dell’intera loro comunità - come una ferita inguaribile. 
Solo attraverso un’esperienza di perdono - implorato e concesso - la piaga potrebbe iniziare il suo lento, indispensabile processo di cicatrizzazione.
Oggi vi offro una pagina, tratta da uno dei capitoli iniziali. Come vedrete, il linguaggio è semplice, immediato; capace di rendere con straordinaria efficacia – e con una delicata "pietas" – la fragilità dei sentimenti.


Smontò dietro una signora, erano le uniche passeggere. Venerdì, tranquillità, tempo buono. E sull'arcata dell’ingresso lesse: PRESTO SI DIRÀ DI VOI CIÒ CHE SI SUOLE DIRE DI NOI: SONO MORTI! A me non m’impressionano con le frasette funebri. Polvere siderale (lo aveva sentito alla tele), quello siamo, sia che uno respiri sia che ingrassi i cavoli. E anche se detestava quell'odiosa scritta, era incapace di entrare nel cimitero senza fermarsi a leggerla.  […]
La fila delle tombe si allunga in batteria al lato del sentiero. La cosa buona per Bittori è che, siccome il bordo sporge di due palmi da terra, si può sedere senza difficoltà sulla lastra. Certo, se piove, no. E in ogni caso, poiché la pietra di solito è fredda (e c’è la muffa e l’inevitabile sporcizia degli anni), lei porta sempre in borsa un quadrato di plastica ritagliato da un sacchetto del supermercato e un foulard per usarli come cuscino. Ci si siede sopra e racconta al Txato quello che ha da raccontargli. Se vicino c’è gente, gli parla con il pensiero; se non c’è nessuno, come succede di solito, conversa in tono normale.
«Nostra figlia è già a Londra. Lo immagino, diciamo, perché non ha avuto la gentilezza di chiamarmi. A te, ti ha chiamato? A me, no. Siccome alla tele non hanno detto niente di un incidente aereo, do per scontato che quei due saranno arrivati a Londra e staranno dandoci dentro per tentare di salvare il matrimonio». […]
Tre o quattro tombe più su c’era un’aiuola di sabbia, accanto al sentiero asfaltato. E Bittori si soffermò a guardare una coppia di passerotti che ci si era appena posata. Con le ali aperte, gli uccellini facevano un bagno di sabbia.
«L’altra cosa che volevo dirti è che la banda ha deciso di smettere di ammazzare. Non si sa ancora se l’annuncio è serio o se si tratta di un trucco per prendere tempo e riarmarsi. Ammazzino o no, a te cambia poco. E non credere che per me sia molto diverso. Ho un grande bisogno di sapere. L’ho sempre avuto. E non mi fermeranno. Nessuno mi fermerà. Neppure i figli. Ammesso che lo vengano a sapere. Perché io non gli dico niente. Sei l’unico che lo sa. Non mi interrompere. L’unico che sa che ci torno. No, in carcere non ci posso andare. Non so neanche in quale sta il delinquente. Ma loro certamente sono rimasti in paese. E poi mi è venuta la curiosità di vedere in che stato è la nostra casa. Tu, tranquillo, Txato, Txatito, perché Nerea è all'estero e Xabier, come sempre, vive per il suo lavoro. Non se ne accorgeranno».
I passerotti erano scomparsi.

23 agosto 2022

Mi piace, ma non mi basta

Potrebbe essere il sottotitolo del romanzo: «Mi piace, ma non mi basta». 
Perché Nori è fatta così: vive con intensità quasi rabbiosa la sua adolescenza, coglie l'attimo, apprezza il lusso, sa divertirsi, adora essere desiderata. Non le mancano né la bellezza, né la curiosità, né il benessere. Tutto questo le piace, le piace molto. Eppure, non le basta...


La perlinatura era ciò che più mi piaceva, nella mia camera di ragazza. Era stato Bob a fare quel lavoro. O Rob? Facevo fatica a ricordare bene tutti gli uomini con cui mia madre aveva percorso tratti più o meno significativi della sua vita. E poi, tutti sti nomignoli americaneggianti confondevano ancor più le idee.
In ogni caso questo Rob, o Bob, era stato uno di quelli che io avevo apprezzato maggiormente. Per un certo periodo aveva anche vissuto in casa nostra. Avevo dieci o undici anni, all’epoca, e mi ci ero affezionata molto: Bob, o Rob, mi coccolava spesso, mi accompagnava alle feste, mi aiutava a fare i compiti. Anche lui, però, aveva ben presto fatto la stessa fine degli altri.
«Mi piace la mia casa. Mi piacciono i miei amici. Mi piace la mia vita» pensavo, inspirando profondamente il leggero profumo di lavanda che permeava il copriletto; poi, in un impeto di sincerità con me stessa, aggiungevo: «Mi piace, ma non mi basta».

20 agosto 2022

Davide di Gerusalemme

Louis De Wohl è riuscito a rendere con efficacia straordinaria la storia biblica del re Davide. Avvincente come un racconto d'avventura, rigoroso come un romanzo storico, Davide di Gerusalemme narra la vicenda di quell'uomo eccezionale, da semplice pastorello a re d'Israele.
Ne esce il ritratto deciso di una personalità complessa e affascinante: umile pastore e grande guerriero, amante passionale e uomo di preghiera; assetato di vittorie, di donne, di ricchezze, ma soprattutto di Dio. Sullo sfondo, quasi colonna sonora, la musica dei salmi.
Vi offro una pagina tratta dal primo capitolo: il profeta Samuele riconosce nel ragazzo il nuovo re eletto da Dio, e versa l’olio sacro sul suo capo...



«Ecco il ragazzo» disse suo padre. «Questo è Davide, il mio ultimogenito.»
Sembra preoccupato, pensò Davide, chiedendosi come mai. Poi puntò lo sguardo sul santo, e i suoi pensieri si arrestarono di colpo. L’uomo di Rama aveva il volto largo, coperto da un reticolo di rughe e solchi profondi, e sopra il naso corto e schiacciato si arcuavano sopracciglia bianche e folte. E gli occhi… Davide aveva sostenuto senza timore lo sguardo del leone, ma quello incandescente del santo lo costrinse a chinare la testa.
«È lui!» disse il vecchio, con una voce sorprendentemente sonora e profonda. «L’eletto del Signore.» Sollevò una mano incartapecorita e coperta di macchie scure, e puntò il dito su Davide. «Leva i calzari», gli ordinò perentorio. «Che si purifichi» aggiunse poi, rivolto a suo padre.
Iesse gli tese una brocca d’acqua e un telo di lino. Gli tremavano le mani.
Che cos’hanno in mente? Si domandò Davide. E di colpo gli venne da pensare che forse era lui la vittima sacrificale. Il Signore non aveva forse ordinato ad Abramo di sacrificare suo figlio Isacco? Anche se all’ultimo momento aveva accettato di sostituirgli un ariete. Forse questa volta non si sarebbe accontentato, e il vecchio gli avrebbe tagliato la gola con il coltello cerimoniale. Davide poteva scappare, ovviamente. Nessuno dei suoi fratelli gli teneva testa nella corsa, e di certo il vecchio non poteva raggiungerlo. Ma se era la volontà di Dio? Lo sapevano tutti che il santo di Rama era un  profeta. E nessuno può sfuggire a Dio. Il Signore è ovunque, e spetta a Lui decidere l’ora della tua morte.
In silenzio Davide eseguì le abluzioni rituali. Il vecchio cominciò a frugare sotto la fascia che gli cingeva i fianchi, ma invece del coltello con la grossa lama ne estrasse un piccolo corno. Tolse con cura il tappo d’argento, e nell’aria si diffuse un aroma denso e dolciastro. Poi il vecchio sollevò la testa, tanto che la sua barba bianca puntò verso il cielo, e recitò una preghiera tra sé. Infine disse: «Avvicinati, Davide, figlio di Iesse.»
Il ragazzo obbedì.
«China la testa.»
L’olio sacro, pensò Davide, sbalordito, sentendo il liquido viscoso che gli gocciolava sui capelli. Impossibile. Di sicuro era soltanto un sogno. Tra un po’ si sarebbe svegliato e avrebbe scoperto che al gregge mancavano un paio di pecore, come la settimana prima, oppure che una fiera selvatica aveva fatto irruzione e… No, non stava sognando. L’olio gli era colato negli occhi e bruciava come il fuoco. Era sveglio, dunque. Tutt’intorno però regnava un silenzio di morte.
Il profeta tappò di nuovo l’ampolla e la ripose con cura sotto la fascia ricamata. «Ciò è bene» disse, in tono solenne. «Al resto penserà il Signore.»