22 febbraio 2016

Ma qualcosa a me manca


Carlo e i suoi amici sono adolescenti come tanti altri: cresciuti sugli argini del Po, tra scorribande in bicicletta e continue scoperte. L’incontro con un vecchio ferito dalla vita, e con il figlio di lui, gravemente handicappato, interroga profondamente i ragazzi.

Da In ogni caso niente paura di Cristiano Guarneri, vi offro una pagina che ha il sapore delle domande vere. 


 
È finita l’estate.

Dissolta in un batter di ciglia, con il suo cazzeggio spensierato e il dormiveglia fino all’ora di pranzo. Mia madre urlava per buttarci giù dal letto. Il pomeriggio era un girovagare per casa in canottiera e mutande, fin quando il citofono suonava.

Gianni passava a chiamarci ogni giorno alle quattro. Si andava in piazzetta o a fare giri per le vie del paese. Salve, Irene è in casa? Bel tipo, questa Irene. Peccato non l’abbiano mai lasciata uscire.

La sera finivamo sui muretti di fianco all’oratorio, a ridere e a fumare l’impossibile. C’era qualcosa nell’aria, un sentore nuovo. Era come se fossimo i padroni di tutto, il tempo e lo spazio, il destino intero.

Poi, senza volerlo, senza preavviso, abbiamo fatto i conti con una storia che a sentirla diresti: che sfiga. Ma non è così, c’è dell’altro. Rino Visetti è un uomo mutilato dalla vita. Un ferito quasi a morte. Mi ci sono affezionato, comunque. Suo figlio è stata la sorpresa più grande. Abbiamo smesso di chiamarlo con quel soprannome. Ora è semplicemente Giacomo.

A volte mi chiedo perché accadano cose così devastanti e senza via d’uscita. È un periodo strano, questo. Sarà l’adolescenza con il suo mescolarsi di umori e di voglie, di alternarsi fra presenza e assenza. L’altra sera, mentre fumavamo coricati sul pavimento duro del sagrato, Gianni mi ha chiesto all’improvviso: - A te non manca?

Io ho staccato lo sguardo dal manto nero sopra di noi e, scrutandolo, gli ho chiesto: - Cosa?

- Non so - mi ha risposto riflessivo. - Ma qualcosa a me manca.

È vero, lo provo anch’io. E quando accade, mi sento un’anima irrequieta. Poi, rientra tutto nei soliti binari. Fino allo sconvolgimento successivo.

La vita, in fondo, è come il pendolo di un orologio a muro. Oscilla. Il momento prima è un’esplosione di euforia, un’insonnia febbrile per l’esistere; quello dopo, un indecifrabile senso di vuoto che vince su tutto.

20 febbraio 2016

Immortalità all'indietro

«Chi non legge - diceva Umberto Eco -  a settant’anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito... perché la lettura è un’immortalità all’indietro».
Umberto Eco è morto ieri.
Ho apprezzato per molti aspetti i suoi libri, non sempre mi sono sentita vicina alla sua sensibilità, ma di una cosa sono certa da sempre: Eco è stato un grande.
Un ricordo e (perché no?) una preghiera per questo scrittore che della lettura aveva capito - e insegnato - molte cose.


14 febbraio 2016

Una tempesta di piccoli baci


In occasione di San Valentino, perché non concedersi una piccola parentesi romantica?
Ecco una pagina che il romanzo La camera bella riserva alla delicata storia fra un’adolescente innamoratissima e un giovane assai meno superficiale di quanto appaia.

Buona lettura (soprattutto a chi è innamorato, a chi lo è stato, a chi vorrebbe esserlo).

 

Gli invitati cominciarono ad arrivare a piccoli gruppi. Chiara, in piedi all’ingresso del salone, li accoglieva a uno a uno con il più radioso dei sorrisi: per ciascuno trovava la frase più giusta, il gesto più azzeccato. Sentirsi così bella le dava sicurezza. “Ce la sto facendo – pensava, con il cuore che batteva a mille. – Se non mi impappino quando arriva Luca, il più è fatto!”.  […]

Tutti erano stretti intorno a lei, tutti le volevano bene. Che cosa avrebbe potuto chiedere di più alla vita? Già, che cosa? Si guardò intorno, cercando Luca: era lì, a un passo da lei, con il volto sorridente e le mani in tasca, nel solito atteggiamento un po’ scanzonato che la faceva impazzire. Istintivamente, gli gettò le braccia al collo e aderì a lui.

Luca la strinse in un abbraccio e ve la tenne prigioniera a lungo: gli piaceva sentire il profumo dei suoi capelli, la morbidezza della sua pelle, il ritmo affannoso del suo respiro. Avrebbe potuto appartarsi con lei quella sera stessa, sarebbe bastato un solo gesto per convincerla a lasciarsi andare. Aveva tenuto fra le braccia troppe ragazze, per non capire quando una era pronta alla resa incondizionata. Eppure, qualcosa in lui gli suggeriva di aspettare.

Nel frattempo le luci si erano abbassate e la musica disco aveva lasciato improvvisamente spazio ad alcuni lenti molto suggestivi. Luca e Chiara cominciarono a ballare insieme, in un angolo appartato del salone. “Mio Dio, che bello, che bello, che bello! Non mi sembra vero, sono qui appiccicata a lui... appiccicatissima!”. Alzò il volto verso di lui e gli sorrise. I loro visi erano a pochi centimetri l’uno dall’altro: se lui si fosse chinato leggermente o se lei si fosse sporta un pochino... Ma fu proprio lo sguardo innamorato di Chiara a fermare Luca: non poteva illuderla, appagarsi e poi fuggire. Allo stesso tempo non voleva ferirla, infrangere il suo sogno proprio nel giorno del suo diciottesimo compleanno. Le scostò i capelli dal viso e con dolcezza le baciò la fronte, gli zigomi, le labbra e poi ancora la fronte: una tempesta di piccoli baci che la resero radiosa.

– Buon compleanno, dolce Chiara.




Le diede un’ultima carezza e la ricondusse piano piano al centro del salone, nella girandola degli amici.




09 febbraio 2016

Un luogo dove posso andare

Da ragazza ero un’autentica divoratrice di libri. Amavo uscire con gli amici, stare all’aria aperta, pattinare sul ghiaccio e camminare sulla spiaggia; ma quando prendevo un libro fra le mani mi trasformavo, e partivo immancabilmente per qualche fantastico “viaggio del pensiero”. E mi sentivo felice.Potere della fantasia...!!!




01 febbraio 2016

Una passione inesauribile

Perché mai dovremmo frenare una passione che apre la mente e, spesso, mette pure in moto il cuore?