11 luglio 2018

Perché questo titolo?

Perché il romanzo ha questo titolo? Il velo dorato da dove salta fuori? 
Un breve stralcio tratto dalle prime pagine rivela già qualcosa. Quel velo è un oggetto fortemente simbolico, che accompagna tutto il romanzo fin dagli albori della storia dei due protagonisti. Poi cambia uso e funzione, come cambiano loro, fino al finale in cui il velo assumerà la sua funzione suprema, forse quella per cui era destinato da sempre.
[…] La scuola mi piaceva. Ogni tanto però mi capitava di bisticciare, specialmente con alcuni. Allora quando tornavo al centro mi sentivo tristissimo. Mamma allora mi diceva: “Vieni sotto il velo Tom”. Il velo è grande e dorato. Io e mamma ci sedevamo per terra in un angolo, e poi lei stendeva il velo sopra le nostre teste, coprendoci tutti e due. Lì sotto era come stare in una capanna. Io ero piccolo, e pensavo che quando eravamo lì sotto nessuno potesse vederci o sentirci. Così raccontavo tutto a mamma e lei mi consolava.
Quei momenti sotto il velo erano ogni volta un balsamo per le ferite di entrambi. Davvero madre e figlio avevano la sensazione di isolarsi da tutto, e gustavano la reciproca presenza. Quello era il luogo della loro consolazione, della loro complicità. La luce passando attraverso il velo diventava dorata; anche quando la giornata era grigia, lì sotto pareva di essere dentro a un tramonto imperdibile. […]
[da: Laura Blandino, Il velo dorato, Piccola casa Editrice, 2018]

02 luglio 2018

Fondata sulla pietra

Non è uno storico puro, Louis De Wohl; è piuttosto un grande narratore, che conosce molto bene le diverse epoche in cui ambienta i suoi imperdibili romanzi. Ma in Fondata sulla pietra si allontana temporaneamente dalla narrativa, e si cimenta con la storia pura: ripercorre le vicende della Chiesa dal suo nascere ai giorni nostri, offrendoci un testo rigoroso e semplicissimo al tempo stesso.
In ogni caso, l'estro del narratore emerge anche in questo libro, che in certe pagine ci regala aneddoti avvincenti come frammenti di un romanzo.
Leggete per esempio la storia di Bonifacio, che converte al cattolicesimo l'intera Germania con la creatività di un genio e l'energia di un boscaiolo...


L'uomo d'azione si chiamava Winfrid. La sua prima spedizione missionaria, nelle isole Frisone, incontrò forti ostilità ma, invece di rassegnarsi, Winfrid si spinse oltre, penetrando i territori selvaggi e inesplorati della Germania. Papa Gregorio II lo fece vescovo, cambiandone il nome in Bonifacio, "l'apostolo della Germania". Sant'Agostino aveva sconfitto l'antico Olimpo romano e greco con un libro, la Città di Dio. Bonifacio sferrò il colpo mortale alle altrettanto numerose divinità germaniche con sistemi più confacenti alle popolazioni locali. Sfidò il loro dio più temuto, Donar (Thor: in inglese - Thursday - e in tedesco - Donnerstag - il giovedì porta ancora il suo nome), dio del tuono (anche questa parola deriva da Thor), in singolar tenzone.
Il grande duello si svolse in pubblico, davanti a un'assemblea di migliaia di pagani. Nella foresta c'era una quercia secolare sacra al dio, e Bonifacio cominciò a intaccarla con un'ascia. I Germani si aspettavano che da un momento all'altro Thor si sarebbe vendicato del sacrilegio, incenerendo il monaco con la sua folgore. Ma Bonifacio - che doveva essere dotato di una forza erculea - continuò a sferrare i suoi colpi d'ascia, finché la più grande quercia della Germania si abbatté  al suolo, insieme alla reputazione di Thor, Odino, Frigg, Freya e di tutte le divinità della mitologia norrena.
Seguirono migliaia di conversioni e, sotto la guida di Bonifacio, quelle grandi cellule di vita cristiana, i monasteri, presero a sorgere ovunque...