27 settembre 2022

Nori, in un minuto e mezzo...

In un breve video - appena un minuto e mezzo - il mondo di Nori parla di sé, regalando qualche  emozione.

Nori - Booktrailer

15 settembre 2022

Più lontana della luna

Primi anni '70. Lidia, quindicenne timida e solitaria, vive con il padre operaio e la madre fruttivendola in un povero appartamento ricavato nell'ex scuderia della palazzina di caccia di Stupinigi. La sua è una vita ripetitiva e banale, ma Lidia ha un sogno: andarsene di casa e diventare "un trovatore" per trovare il suo "amore da lontano", come facevano gli antichi poeti provenzali, che amavano dame distanti (e forse addirittura inesistenti).

Surreale e bizzarro - ma il paradossale è un po' la cifra dei romanzi di Paola Mastrocola - Più lontana della luna accompagna Lidia fino alle soglie della maturità. E  offre alcune pagine di piacevole lettura.

«... Mi coprii il viso con le mani e scappai di là. Andai a chiudermi in bagno, ma non riuscii a rannicchiarmi nel mio solito buco, tra il muretto della vasca e il bidet. Facevo di corsa avanti e indietro quei tre metri di bagno, come un criceto in gabbia. Ero furente. Quando tornai in tinello, avevo addosso il cappotto di lana spessa, la sciarpa, gli stivali:
"Addio, vado a fare il trovatore!" dissi.
Mi uscì così, di colpo. Una semplice frase. Ma la parola trovatore era pesante, cadde in un tonfo sordo nell'aria opaca del tinello. Opaca perché in cucina cuoceva un minestrone, emanando nuvole stagnanti di vapore. Fu come un masso che si stacca all'improvviso dalla cima. Nessuno capì...»

10 settembre 2022

Un viaggio nel passato

 Alla morte di una vecchia zia, il padre di Nori eredita Villa Onorina, l’antica casa di famiglia, ormai abbandonata da anni. Esplorandone il sottotetto in compagnia di Lucia, Nori scopre uno scrigno contenente uno scambio epistolare risalente al 1925; protagonista del carteggio è un’altra “Nori dagli occhi blu”.

Da questo momento si innesta nel romanzo un nuovo piano temporale, che ripercorre le vicende di Nori'25, pazientemente ricostruite attraverso indagini fra i documenti e gli oggetti rinvenuti in Villa Onorina. Una storia ormai antica, che appassiona Nori e finisce con il coinvolgere anche Lucia, Alberto, e gli altri personaggi che ruotano intorno a loro. Soprattutto, la sfortunata bisavola diviene per Nori una sorta di presenza amica.

...Pagina dopo pagina, lettera dopo lettera, la Onorina del 1925 mi diventava sempre più familiare: era come un’amica misteriosa da ascoltare, osservare, ammirare. 
Avevo parecchie cose importanti in comune con lei. Non solo il nome, ma anche il soprannome: la ragazza del 1925 terminava ogni sua lettera con un romantico «Vostra per sempre, Nori». Inoltre anche lei aveva gli occhi blu; finalmente scoprivo che origine avesse quell'insolita e incantevole caratteristica fisica: un cromosoma prezioso era giunto fino a me scorrendo come un fiume carsico attraverso le generazioni...


07 settembre 2022

Trema la notte

Nadia Terranova ambienta il suo Trema la notte nel dicembre 1908, quando un terremoto devastante rade al suolo Messina e Reggio Calabria. Nel contesto di questa immane tragedia collettiva, le vite di una ragazza siciliana e un bambino calabrese si incrociano per un istante. 

Nicola ha alle spalle ferite profonde e segrete. Barbara si porta dentro una ribellione che brucia. Quando si scatena l'apocalisse, entrambi perdono tutto. E acquistano un'inattesa libertà, che però sa di dolore e di morte.

Le vicende sono drammatiche, eppure la lettura scorre in scioltezza, perché questo romanzo è - in fondo - una storia di rinascita.

Vi offro un assaggio della pagina in cui Barbara, costernata, scopre di aspettare un bambino. E non lo vuole, perché quella gravidanza è il frutto di una violenza.

Jutta mi raggiunse con una pezza inzuppata nell'aceto, me l'appoggiò sulla fronte e l'odore mi calmò.
- Siete incinte, - disse. - Vi spio da sempre, dal giorno della torpediniera, e ho sperato di sbagliarmi, ma ora dobbiamo prendere una decisione.
Tanto fragore nelle mie orecchie, il colpo di un cannone. [...]  
No, non no. La testa diceva: non è vero. Il corpo diceva: sì, è così.
Vidi la mia fine e un pianto dispotico mi assalì. Tutti avrebbero saputo cosa avevo fatto con il marinaio, le suore non mi avrebbero creduta, non avrebbero creduto che io non volevo, e forse avevano ragione, non mi ero opposta abbastanza, l'avevo provocato, ero salita sulla nave da sola. Avevo paura di essere uccisa, ero stata complice - perché, perché non avevo preferito morire? Non ero una santa, ero una vigliacca, una donna da niente. [...]
Jutta ripeteva di non preoccuparmi, ce l'avremmo fatta.
La implorai di trovare una di quelle donne che mi avrebbero aiutata a tornare come prima [...]
Jutta mi lasciò sfogare. Quindi, con delicatezza, parlò;
- Barbara, - disse. - Barbara, Barbara -. Il mio nome sulle sue labbra era una culla, un calmante. - Barbara, - ripeté ancora, e poi, con il suo accento appuntito e il suo italiano perfetto: - Non è più l'esistenza di prima, è un altro tempo. Qui non c'è nemmeno la speranza, al massimo ci sono i miracoli. Abbiamo intorno la morte, e voi avete dentro la vita.
Non so se fosse stata Jutta a convincermi, con i suoi occhi d'acqua nei miei tanto terrosi, o se le sue parole, con l'enfasi sulla parola «vita», si fossero limitate a incitare la follia nel seguire la creatura rannicchiata in me. Qualunque fosse l'origine, da quel momento non mi fu più possibile ignorare la sua presenza. Iniziai a immaginarla.
Spingeva i piedi sullo stomaco fino a farmi vomitare, e di addormentava sul diaframma facendomi cominciare il singhiozzo o fermare il fiato.
Veniva a me dall'ultimo giorno del 1908 e sarebbe stata il primo di tutti i nuovi anni; era l'argine all'inferno e il salto nel vuoto, la scelta più sbagliata e l'unico destino giusto.

05 settembre 2022

Gli invisibili

Norvegia, primi anni del novecento. Ambientato a Barrøy, una delle tante isolette a sud delle Lofoten, Gli invisibili narra l'infanzia e l'adolescenza di Ingrid, nata in una famiglia che da generazioni vive in quel luogo sperduto. Natura potente e terribile, lunghi silenzi, orizzonti sconfinati, fatica e coraggio, attaccamento alle origini e desiderio di modernità. 

È l'inizio di una saga cui saranno dedicati altri due romanzi di Roy Jacobsen. E non vedo l'ora che siano pubblicati anche in Italia. 

«...Adesso, anche in casa del pastore, gli era apparso finalmente chiaro che quando tutto il resto viene meno, l’isola resiste. Lo sapeva già, certo, ma non l’aveva mai sentito con un tale senso di devozione come adesso che il mondo era sottosopra e lui si trovava sulle spalle un fardello più pesante che mai...»

02 settembre 2022

Nori in diretta radiofonica

Mercoledì 31 agosto in prima serata è andata in onda in diretta su Radio Mater una lunga intervista all'autrice di Nori.
Titolo della trasmissione: “Nori – Mi piace ma non mi basta”. 

Per chi fosse interessato, la registrazione completa è disponibile al seguente link:

https://www.radiomater.eu/files/trasm_mer_21-00.mp3

Nel frattempo, mi permetto di offrirvi un passaggio della sbobinatura...


[D] - Potrebbe essere il sottotitolo del romanzo: «Mi piace, ma non mi basta». Perché Nori è fatta così: vive con intensità la sua adolescenza, coglie l'attimo, apprezza il lusso, sa divertirsi, adora essere desiderata. Eppure, non le basta... Nori ha dentro questa cosa. E io credo che sia un po’ non solo dei giovani, ma anche in quest’epoca un po’ di tutti. – Cosa può aiutare i giovani, ma anche gli adulti a riempire il vuoto di significato, a capire che non basta? Che la vita piena di cose - pur belle – però ha bisogno d’altro, perché abbiamo questo vuoto dentro che non si riempie con le cose, con le vacanze, con qualcosa che compri su Amazon?...

[R] -  Questa è la domanda centrale Nerella, tu hai proprio colto nel segno. Eppure - l’avrai notato - la risposta nel romanzo non c’è; in maniera esplicita questa risposta non la trovi nelle pagine del romanzo. Ho volutamente lasciato in sospeso la vicenda interiore di Nori, perché non volevo scrivere un romanzo “edificante”, di quelli che i giovani leggono un po’ e poi mettono subito da parte perché “che palle, qui mi vogliono fare la predica attraverso le pagine di un romanzo”. Non è quello che io desideravo. Quindi ho descritto Nori come una ragazza con il cuore che scoppia di nostalgia.
E la risposta alle sue domande – che sono domande brucianti - non viene esplicitata subito, ma si fa strada piano piano, si intuisce nel suo rapporto con l’amica Lucia.  […]  
Ma noi lo sappiamo, “che cosa può aiutare i giovani a riempire quel vuoto”; è la stessa cosa che può aiutare noi adulti. Lasciarci provocare dalla realtà di ogni giorno, dagli incontri che facciamo, e alzare lo sguardo. Le cose che abbiamo, che facciamo, possono anche essere grandi e belle, ma si riempiono di senso solo nel rapporto con Chi ci ha creati e si è fatto nostro compagno di cammino.

[D] -  Io credo che questo vuoto, questo desiderio di cui non siamo coscienti – abbiamo un’insoddisfazione a cui non riusciamo a dare un nome – sia probabilmente (grazie al Cielo) dei giovani, e questo è bello, perché li porta a porsi delle domande, a fare delle ricerche. Quello che mi pare di poter dire – naturalmente non sempre e non per tutti – è che queste domande purtroppo negli adulti si affievoliscono, come se fosse una cosa da giovani, poi uno la mette via e si accontenta di quello che c’è. E questo credo che sia un po’ il periodo storico che stiamo vivendo, molte volte si cerca di riempirlo di cose – anche di cose belle per carità – però di cose che non danno risposte…

[R] -  È un po’ l’obiettivo del libro. Non un obiettivo voluto – non mi è mai passato per la testa di dire “voglio fare un libro che susciti le domande in chi lo legge”! Come tutti i romanzi che ho scritto è “venuto fuori” così. Però è “venuto fuori” così perché queste domande le ho dentro io innanzi tutto. Io ho a cuore che la mia vita non scorra inutile, vuota, o con un vuoto riempito di cose che però non mi possono rendere felice, non possono rendere piena la mia umanità.  E quindi chiaramente questa domanda che per prima ho io – e che mi faccio aiutare a non censurare, perché ho bisogno comunque di essere circondata da persone che continuamente mi richiamano a tutto questo e mi aiutano a ritornare con i piedi per terra. E quindi con gli occhi al cielo. Perché il modo migliore per tenere i piedi per terra secondo me è quello di non dimenticare per Chi siamo stati fatti.