27 dicembre 2022

La Regina che amava leggere

Il 22 aprile 1868 si cebrano nel Duomo di Torino le nozze tra la giovanissima Margherita e Umberto di Savoia, erede al trono del neonato Regno d'Italia. È l'inizio di una lunga storia d'amore tra una donna straordinaria e il suo popolo.

Margherita diventa subito l'icona femminile che mancava in casa Savoia: un modello di grazia e di bellezza, di sensibilità e di generosa dedizione alla Nazione. Un'influencer ante litteram, potremmo dire!

La principessa con impegno costante dedicherà la propria esestenza al tentativo di consolidare l'immagine di una monarchia che possa essere finalmente unitaria.

Nel 1878 Umberto I è incoronato Re, e Margherita diviene la regina di tutto il popolo italiano.

Elegante, bella, intelligente, dotata di una personalità vivace e forte, Margherita di Savoia è anche una grande amica dei libri: ama la conversazione e la lettura.

Ogni giovedì, nel suo salotto al Quirinale, personaggi della politica e della cultura discutono di letteratura, attualità, filosofia. 

Una biblioteca imponente, che giunge a contare oltre 12.000 volumi, testimonia la vastità dei suoi interessi (soprattutto per la storia, i classici, Dante).

Margherita è anche attenta all'evolversi del romanzo contemporaneo, fervida lettrice di riviste letterarie. 

Una crescente e reciproca ammirazione la lega a Giosuè Carducci (l'"Ode alla Regina", scritta di getto nel 1878 dopo l'incontro con lei, segna per il poeta - convinto repubblicano - il momento di avvicinamento alla monarchia, nella quale riconosce la custode dell'unità nazionale). Nel 1907 Margherita salverà dalla dispersione la biblioteca di Carducci, donandola alla Città di Bologna affinché rimanga di pubblica fruizione.

Questo e molto altro si può scoprire visitando la mostra MARGHERITA DI SAVOIA, REGINA D'ITALIA, dal 13 Ottobre 2022 al 30 Gennaio 2023 presso il Palazzo Madama di Torino.

https://www.palazzomadamatorino.it/it/eventi-e-mostre/margherita-di-savoia-regina-ditalia



25 dicembre 2022

Natale 2022

Auguro di vero cuore a tutti i lettori un 
Buon Natale
da trascorrere serenamente con gli affetti più cari,
e - perché no? - anche in compagnia di un buon libro!


23 dicembre 2022

Pagine di Natale

Ho sempre amato il Natale: il suo significato più autentico, l'atmosfera inconfondibile, il senso d'attesa che si respira in Avvento...  Forse è per questo che il Natale fa capolino tra le pagine di tutti i romanzi che ho avuto la gioia di scrivere. 
Non riuscirei a raccontare storie di giovani vite, senza lasciar spazio alla ricchezza semplice del Natale.
Per chi desiderasse una "degustazione" di alcune pagine che ho dedicato alle festività natalizie, ecco quattro rapidi link, uno per romanzo...







Inizia l’Avvento. È un tempo di attesa, che zia Marta ama moltissimo. Con delicatezza, coinvolge nell'atmosfera anche Chiara e Cecilia. 
In questa pagina, tratta dal primo capitolo della stagione invernale, trovano spazio tradizioni, profumi, un pizzico di poesia. E, soprattutto, l’inquieta trepidazione propria dell’adolescenza.
Vai alla pagina tratta da: La camera bella








Che cosa può accadere quando si varca la soglia di un’antica chiesa nella notte di Natale? Magari ci si sente un po’ a disagio, perché non si è frequentatori abituali di "faccende religiose". Magari ci si sente un po’ imbronciati, perché si preferirebbe "essere ovunque ma non lì". Eppure, qualcosa può accadere… al di là di quanto si possa immaginare! Chi di noi non desidera una luce capace di “rifulgere nelle tenebre”?  
Vai alla pagina tratta da: Tempo di cose nuove








Il Natale si avvicina, e in Val Favero i ragazzi preparano il presepe vivente.
Chiara, suo malgrado, viene trascinata in quella che ritiene solo una carnevalata imbarazzante. Eppure, proprio durante le prove di quella manifestazione ormai imminente, accade qualcosa di decisivo...
Vai alla pagina tratta da: Il velo dorato







Per Nori il Natale è solitamente un giorno come tanti altri, forse appena un po' più malinconico. Lo ha sempre trascorso con sua madre, prenotando un menu completo in gastronomia e mangiandoselo davanti alla tivù. Questa volta, però, il Natale avrà per Nori un sapore diverso: lei e sua madre lo trascorreranno a casa di Lucia, ospitate dalla sua famiglia.
Vai alla pagina tratta da: Nori

19 dicembre 2022

Con Nori verso il Natale

Per Nori il Natale è solitamente un giorno come tanti altri, forse appena un po' più malinconico. Lo ha sempre trascorso con sua madre, prenotando un menu completo in gastronomia e mangiandoselo davanti alla tivù: «Tanto siamo solo io e mamma. Lo scorso anno ci siamo fatte una maratona infinita di film natalizi: quattro videocassette una dietro l’altra. Figo! Alla sera eravamo un po’ stordite, ma intanto il Natale era già passato e non ce ne siamo quasi accorte!».
Questa volta, però, il Natale avrà per Nori un sapore diverso: lei e sua madre lo trascorreranno a casa di Lucia, ospitate dalla sua famiglia. 
Le due ragazze condivideranno l'atmosfera calda della festa, ma soprattutto sperimenteranno una nuova dimensione dell'amicizia che sta crescendo fra loro.
Permettetemi di offrirvi qualche passo tratto dal 12° capitolo...

Il signor Cantelli aveva acceso il caminetto. Teresa aveva cucinato le crespelle, l’arrosto, il purè. Lucia aveva preparato una crema allo zabaione da versare sulle fette di pandoro, come dessert. Mia madre ed io, incaricate di procurare gli antipasti, arrivammo con le braccia ingombre di pacchetti provenienti dalla gastronomia.
– Buon Natale! Grazie per l’invito! – esclamò mia madre, non appena ebbe le mani libere per abbracciare Teresa.
– Grazie a voi per essere venute.
– E tu sei Alberto, immagino. Molto lieta di conoscerti, finalmente – disse mia madre ammiccando – Nori mi ha parlato molto di te. Posso essere sincera? Sei ancora più attraente di quanto immaginassi!
Il giovane contraccambiò la stretta, ma non il complimento. Io provai un imbarazzo bruciante, e avrei voluto uccidere mia madre.
Nonostante le premesse poco entusiasmanti, il pranzo si svolse in un bel clima amichevole e sereno. 
Con un'abile manovra ero riuscita a sedermi proprio di fronte ad Alberto, in posizione strategica per osservarlo e farmi guardare. Così, potevo ascoltarlo e parlargli senza perdere il contatto visivo con lui. Ne seguivo con attenzione assoluta i racconti; di tanto in tanto annuivo, o sorridevo, o lasciavo che sul mio viso si dipingesse un’espressione di ammirato stupore.
Anch'io, dal canto mio, avevo molte cose da raccontare.
[...]
Chiacchierammo ancora a lungo; si stava bene in quel saloncino, il tepore del fuoco di legna scaldava anche il cuore. Guardai fuori dalla finestra: sulla collina irrigidita dal gelo, già scendeva l’ombra della sera. 
Lucia si alzò da tavola e si avvicinò al caminetto. Lasciò cadere tra le fiamme alcune bucce di mandarino. Mentre nell'aria si diffondeva un profumo delizioso, Lucia si sedette sul tappeto e rimase in silenzio a osservare il fuoco.
Quando Alberto si congedò per raggiungere i suoi amici chissà dove, cercai di reagire alla delusione e raggiunsi Lucia:
– Ti disturbo?
– Assolutamente no. È bello qui.
– A che pensi? – chiesi, sedendomi sul tappeto accanto a lei.
– Non è facile da spiegare.
– Sei triste?
– No, triste no. Anzi, è stato un bel Natale. Sono contenta che tu sia venuta.
– Anch'io sono contenta. Devo confessarti che è la prima volte che trascorro un Natale così… Natale!
– E io devo confessarti che è la prima volta che ho un'amica così… amica! 
Lucia mi guardò e sorrise. Il fuoco si rifletteva nei suoi occhi scuri e rendeva bella, ardente l'espressione del viso. Intuii un affetto grato che quasi mi commosse.



14 dicembre 2022

La famiglia Trapp

Forse molti di voi conoscono La famiglia Trapp perché da quell'autobiografia è stato tratto un delizioso film, Tutti insieme appassionatamente, con l’inarrivabile Julie Andrews come attrice protagonista. Eppure, credetemi: il libro è ancora più bello del film.

L’autrice, l’austriaca Maria Augusta Trapp, racconta in prima persona la storia della sua famiglia molto speciale: dal 1926, quando - appena ventunenne - iniziò il suo lavoro come istitutrice presso la villa del barone Giorgio von Trapp, fino al 1948, anno in cui la famiglia ottenne finalmente la cittadinanza americana.

Pagina dopo pagina, mille vicende: le piccole gioie quotidiane, le difficoltà economiche, il grande amore, la passione per il canto polifonico, l’avvento del nazismo, la fuga in America, il coraggio di ricominciare insieme.
In questo post vi offro uno stralcio tratto dal quarto capitolo, che descrive con pennellate delicatissime il primo Natale della famiglia Trapp.


[…] Babbo Natale non viene per i bimbi austriaci. Nessuno scende dal camino a empire le loro calze; la cosa non è così semplice. In Austria, piccoli e grandi devono scrivere una lettera al Bambino Gesù durante la prima domenica di Avvento. Si crede che venga dal cielo Lui stesso personalmente, la notte di Natale, accompagnato dagli Angeli, a portare l'albero con tutte le sue cose meravigliose.
Questa lettera è molto importante, perché vi si manifestano i più segreti desideri e alla fine si formula una promessa. Poi la si mette sul davanzale della finestra prima di andare a letto, e il primo sguardo al mattino è per accertarsi che la lettera sia partita. Le lettere dei bambini buoni scompaiono subito dopo la prima notte. Altri bambini devono aspettare invece due o tre giorni e, se ciò accade, ci si sente molto ansiosi. Si sarà in tal modo indotti a mangiare gli antipatici spinaci, a mettere bene in ordine sulla sedia accanto al letto gli abiti e le scarpe.
Finita di cantare l'ultima pastorale, ancora intorno alla tavola, ci mettemmo tutti a scrivere la nostra lettera di Natale. Dopo aver pensato un poco, scrissi:
«Caro Gesù Bambino, la mia vita in questa casa sarebbe tanto più facile se tu volessi portare a ciascuno di questi bambini un paio di scarpe chiodate, un impermeabile e un paio di guanti di lana. Lo non ho bisogno di nulla dato che in ogni caso tornerò a Nonnberg».
S'era appena spenta l'eccitazione della prima domenica di Avvento che sopraggiunse il 6 dicembre, uno dei giorni più importanti in una casa in cui vi siano dei bambini, perché la vigilia di quel giorno San Nicola scende sulla terra a visitare tutti i piccoli. San Nicola è un santo vescovo del secolo VI, ed essendo stato molto buono e caritatevole con i bambini e con i giovani, Dio permette che ogni anno, nella sua festa, possa venire a trovare i suoi piccoli amici. […] A tutti i bambini buoni viene dato un sacchetto di mele e noci, fichi e prugne secche e dolci deliziosi e paradisiaci. I bambini cattivi, invece, devono promettere molto seriamente di cambiare vita. […]
Il giorno 5 l'eccitazione era grande. Appena si fece buio ci riunimmo nell'anticamera a guardare nel viale attraverso le ampie vetrate. La mano di Martina era stretta alla mia e la sua personcina a metà nascosta dalla mia gonna. Si poteva quasi sentire battere il cuore di Giovanna e l'aria di superiorità di Edvige non riusciva a nascondere il suo stato d'animo. D'un tratto si cominciò a vedere un luccichio fra i rami spogli. Un'alta figura con in mano una lanterna e un lungo bastone, svoltò nel viale, seguita a breve distanza da un ometto nero.
La pesante porta si spalancò ed entrò il santo vescovo, salutato con inchini da piccoli e grandi. La barba bianca che gli scendeva sul petto tradiva la sua età avanzata. Nessuno aveva potuto vedere che una mezz'ora prima, Hans, con l'aiuto di un albume sbattuto se l'era lasciata pazientemente incollare sul mento. San Nicola portava gli occhiali, come spesso accade alle persone anziane, giù sulla punta del naso. Doveva farlo senz'altro perché la sua vista era tanto buona che gli occhiali di Resi quasi lo accecavano. Dopo che si fu seduto diede a reggere la lanterna al Capitano, poi tirò fuori da sotto al mantello bianco un grosso volume con una grande croce d'oro. Attraverso la carta bianca che lo ricopriva si poteva debolmente intravedere un titolo: Enciclopedia da H a H-Z.
In quel magico libro erano scritte tutte le molte malefatte, piccole e grandi, commesse dai bambini di quella casa. È incredibile come San Nicola fosse bene informato su Werner che aveva marinato per tre volte la lezione di greco; o su Edvige che aveva pizzicato Martina; o su Rupert che aveva fumato di nascosto; o su Maria che aveva studiato il violino molto più a lungo di quanto le avesse permesso il medico; su Resi, la cuoca, che aveva una volta bruciato il dolce della domenica e, per nascondere il guaio, lo aveva gettato nel letamaio; o su Bepi, il giardiniere che era stato spesso pigro al mattino. E San Nicola scoteva il dito e guardava severamente i colpevoli che venivano via via chiamati ai suoi piedi. Tutti si mostravano molto pentiti e promettevano con fervore di cambiare vita. Poi il santo vescovo si alzò e fece un cenno verso la porta: un gran sacco fu spinto dentro e San Nicola l'aperse.
C'era un cartoccio di frutta e di dolci per ciascuno, eccetto Resi che ebbe invece un grosso bastone, e dovette anche baciare la mano al vescovo. Dopo un ultimo ammonimento e una benedizione, quel sant'uomo lasciò la casa.


10 dicembre 2022

Nel freddo dell'inverno

L'inverno è ormai alle porte, con le sue giornate sempre più brevi, le mattinate nebbiose, la neve che all'orizzonte imbianca le montagne, la temperatura che di notte scende sotto lo zero. 
È bello ritagliarsi qualche ora per rimanere al calduccio, magari leggendo un buon libro; oppure chiacchierando con una persona cara, mentre l'amicizia riscalda i pensieri.
Come in quell'inverno del 1992, quando Nori e Lucia...
Permettetemi di offrirvi una pagina tratta dal romanzo.

In quel periodo trascorsi molte delle mie serate a leggere l’epistolario di bisnonna Onorina. L’inverno stava avvicinandosi precocemente, con rigidissime temperature e sporadiche nevicate fin dagli ultimi giorni di novembre; rannicchiarsi sotto il piumone a leggere era per me un piacere imperdibile. 
Pagina dopo pagina, lettera dopo lettera, la Onorina del 1925 mi diventava sempre più familiare: era come un’amica misteriosa da ascoltare, osservare, ammirare. 
Avevo parecchie cose importanti in comune con lei. Non solo il nome, ma anche il soprannome: la ragazza del 1925 terminava ogni sua lettera con un romantico «Vostra per sempre, Nori». Inoltre anche lei aveva gli occhi blu; finalmente scoprivo che origine avesse quell’insolita e incantevole caratteristica fisica: un cromosoma prezioso era giunto fino a me scorrendo come un fiume carsico attraverso le generazioni. «Puledrina mia dagli occhi blu», scriveva Nino. E poi la Nori del 1925 era vivace, testarda, ambiziosa; un po’ come la sua pronipote di molti decenni dopo.
– Che storia Lucia, che storia! La intitolerei: “Nori’25”. L’ho letta e riletta un sacco di volte; m’intriga da morire… 
– Meglio di un romanzo?
– Certo! Quella di Nori’25 e del suo Nino è una storia vera. Piena di passione, proprio come piace a me – esclamai, appoggiando il plico di vecchi fogli sul tavolo del salotto Cantelli.
– Erano fidanzati?
– Non proprio. Siediti comoda, così ti racconto tutto.
Lucia aggiunse un ciocco nel caminetto, e tornò a sedersi accanto a me. Stavamo bene nel saloncino della sua villetta, e ci piaceva l’atmosfera creata dal fuoco di legna: il caldo sano, il profumo di resina, il suono delle fiamme che crepitavano in sottofondo. Era più facile sentirsi amiche, in un posto così. Intanto, fuori, il freddo serrava la collina nella sua morsa dicembrina.




07 dicembre 2022

La scuola è qualcuno che ti aspetta

Alessio è un bambino autistico. Sta per fare il suo ingresso nella scuola primaria, e ha davanti a sé una sfida grande come il mondo.   La sua insegnante di sostegno non si perde d'animo: abbraccia fin dal primo istante la fatica del bambino, e lo accompagna - anno dopo anno - in un percorso scolastico difficilissimo e bellissimo.

Sembra la trama di un romanzo, e invece è una storia vera. È proprio Emilia Gibelli - la maestra di Ale - a raccontarcela in La scuola è qualcuno che ti aspetta. L'autrice ripercorre quel cammino di fatiche e scoperte, ricadute e conquiste, che porterà il bambino a sbocciare lentamente. Grazie anche alla collaborazione e all'affetto di molti.

È un testo di didattica (con tanto di appunti operativi e immagini), ma ha l'immediatezza della narrativa, e a tratti qualche eco di poesia. Ma soprattutto offre spunti di riflessione validi per chiunque, indipendentemente dall'età e dalle circostanze personali. Come questo:

...Un bambino che ha bisogno di essere amato, di essere felice, di riuscire, di essere riconosciuto "in gamba" per qualcosa. Come me. Come tutti.
Ciò che ci accomuna è il nostro cuore, la nostra sete di felicità, di amare e di essere amati, di vivere e scoprire il bello e il buono della vita anche se drammatica. Ognuno ha in sé la sua strada che occorre scoprire e riconoscere attraverso l'impatto con la realtà, che ci svela i nostri doni, i nostri talenti e i nostri limiti...