22 febbraio 2020

Cambiare l'acqua ai fiori

[…] Ho due guardaroba, uno lo chiamo “inverno” e l’altro “estate”, ma non c’entrano le stagioni, c’entrano le circostanze. L’armadio inverno contiene solo vestiti classici e scuri destinati agli altri, l’armadio estate solo vestiti chiari e colorati destinati a me stessa. Indosso l’estate sotto l’inverno, e quando solo sola mi tolgo l’inverno […]

«Te lo presto, se vuoi - mi ha detto una cara amica porgendomi Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin - Leggilo, è molto carino».
Ho accettato volentieri, e ho riposto il volume sulla mensola dei "libri da leggere". Dorso rosa confetto, copertina inequivocabilmente "al femminile", forse poteva andar bene sotto l’ombrellone. Se non avessi avuto l’obbligo morale della restituzione, probabilmente l’avrei lasciato lì per un tempo indeterminato. E mi sarei persa l’opportunità di una lettura molto particolare.

Violette Toussaint è la guardiana del cimitero di una cittadina della provincia francese: pulisce le tombe, cambia l'acqua ai fiori, coltiva l'orto, conserva trascritti in un quadernetto tutti i discorsi funebri cui assiste giorno dopo giorno. Eppure è una persona gradevole, la porta della sua casetta è sempre aperta per chi desidera scambiare due chiacchiere o bere un buon the.
Sembrerebbe la premessa per una storia leggera e un po’ surreale; invece, col procedere dei capitoli, l’intreccio acquisisce una drammaticità che finisce col catturare il pensiero di chi legge.
Chi è veramente Violette? Che cosa nasconde il suo passato?
Che fine ha fatto suo marito, scomparso da anni? 
E chi è questo strano commissario, che un giorno bussa alla porta della casetta con una richiesta a dir poco insolita?
La narrazione procede su piani temporali differenti, spostandosi continuamente dall'uno all'altro; segue le vicende di personaggi diversi, in un continuo rimando tra vita e morte, desiderio e ricordo, carnalità e tragedia.


12 febbraio 2020

Fiori dalla cenere

[…] Avrei tanto voluto comprendere le persone con la stessa facilità dell’aritmetica, in cui bastava ridurre tutto al minimo comune denominatore per avere la soluzione. I numeri non mentivano: c’era sempre una risposta, giusta o sbagliata che fosse. Semplice. Nella vita invece non c’era niente di semplice e non esisteva una risposta corretta. C’era solo Charlie St Clair, disastro umano, seduta a un tavolo assieme a sua madre, con cui non aveva in comune nessun denominatore […]

Siamo nel 1947: la seconda guerra mondiale è terminata da poco, e la ventenne americana Charlie parte per l’Europa con sua madre. Destinazione: una clinica in cui potrà risolvere senza clamore il suo "Problemino", ovvero sbarazzarsi del figlio indesiderato che porta in grembo. Ma il suo vero desiderio è ritrovare la cugina Rose, scomparsa in Francia sei anni prima; per adesso il Problemino può attendere.
Charlie fa una scelta temeraria: si smarca dalla madre, e intraprende un difficile viaggio seguendo l’unica traccia a sua disposizione: il nome dell'uomo per cui Rose aveva lavorato poco prima di scomparire. 
Charlie giunge così all'incontro con Eve Gardiner, una donna sciupata dagli anni e avvelenata dal rancore, indifferente a qualsiasi richiesta di informazioni o di aiuto. Ma appena Charlie cita il nome dell'uomo che sta cercando, Eve ha un sussulto, e il suo atteggiamento cambia segno: quello è il nome dell'uomo che anche lei vorrebbe ritrovare, per saldare un contro vecchio di trent'anni.
Accompagnate da Finn, autista tuttofare di Eve, le due donne intraprendono un lungo viaggio sulle strade francesi ancora devastate dai bombardamenti.
Le avventure del presente si intrecciano pagina dopo pagina con la narrazione del passato di Eve, spia inglese negli anni della prima guerra mondiale.
Giorno dopo giorno, chilometro dopo chilometro, i tre protagonisti impareranno a conoscersi; intanto anche il Problemino dirà la sua.
Un po' romanzo storico, un po' storia di spionaggio, un po' avventura umana, Fiori dalla cenere di Kate Quinn cattura l’attenzione e resta nella memoria.

01 febbraio 2020

La cattedrale del mare

"...Durante la costruzione avevano detto ad Arnau che sarebbero state semplici, essenziali, senza guglie né capitelli, naturali come il mare, la cui patrona proteggevano... ma imponenti e meravigliose, pensò Arnau nel contemplarle, proprio come il mare..."

Ho iniziato la lettura de La cattedrale del mare dando ascolto alla mia passione per i romanzi storici. Confesso che, all'inizio, ero un po' diffidente: spesso i best seller tradiscono le attese, soprattutto quando propongono storie ambientate nel medioevo. 
Occorre premettere che anche questo romanzo - in linea con la vulgata corrente - contrabbanda alcuni fastidiosi luoghi comuni o grossolane inesattezze storiche.
Tuttavia, dalla penna di Ildefonso Falcones è uscita una storia piacevole, ben scritta, nel complesso credibile. 
Ambientata nella Barcellona del XIV secolo, descrive la vita avventurosa - e la parabola sociale - di Arnau Estanyol, servo della gleba fuggiasco, che faticosamente si fa spazio nel mondo. Sullo sfondo svetta la cattedrale di Santa María del Mar, che il protagonista vede nascere e poi crescere decennio dopo decennio, contribuendo alla costruzione: splendida chiesa gotica che sempre Arnau avrà cara come una vera casa.