29 marzo 2019

Paola e Stefano

Intorno protagonisti de Il velo dorato si muovono altri personaggi, alcuni già noti ai lettori dei romanzi precedenti.  
In particolare, che fine hanno fatto Paola Stefano, protagonisti di Tempo di cose nuove?



Paola
Paola Bonvicino, Bonnie per gli amici, non è più la ragazza goffa e impacciata arrivata da Roma un anno fa. È tuttora una persona semplice, timida, di poche parole; ma ha imparato a credere in se stessa e a lasciarsi voler bene.
All’inizio del romanzo la incontriamo al Centro Estivo. Aiuta l’amica Lia nella gestione dei ragazzini, e accoglie Tom appena arrivato a Cassanico.
– Ciao, Tom! Che ci fai qui tutto solo? – gli chiese Bonnie un pomeriggio, notandolo seduto su una panca in un angolo del cortile, mentre tutti gli altri compagni giocavano a palla avvelenata. Gli sorrise, e si sedette accanto a lui. C’era ombra in quel punto del “campone”, si stava piacevolmente al fresco.– Me l’ha ordinato Lia. Per castigo, credo. O qualcosa del genere.– E come mai?– Perché ho detto minchia. A lei non piace.– Beh, non possiamo darle torto. Non è una bella parola.– Rocco la diceva sempre.– E chi era Rocco?– Era quello che faceva i lavoretti nella casa-famiglia. Quando si rompeva qualcosa o un rubinetto perdeva o si scrostava un muro o si bloccava la lavatrice, niente paura: chiamavamo Rocco. Era il tuttofare di nonna Rosa.– E chi era nonna Rosa?Tom raccontò. Con Paola si sentiva al sicuro: non aveva la chiacchiera facile, come certi tizi (e certe tizie, soprattutto) che anelavano a conoscere i fatti altrui per parlarne con tutti. Inoltre, il ragazzino percepiva in lei un interesse sincero; Bonnie ascoltava in silenzio, gli teneva incollato addosso lo sguardo serio dei suoi occhi nerissimi, di tanto in tanto annuiva con un breve cenno del capo.Lia li vide da lontano, capì e sorrise. Era nata un’amicizia.

Stefano
Anche Stefano è cambiato molto da quando, un anno prima, era arrivato a Cassanico da Roma pieno di rabbia e ribellione. Ora è un giovane uomo che sta prendendo in mano la propria vita, e si prepara per le selezioni dell’Accademia Militare.
In un dialogo con la coetanea Chiara, emerge la consapevolezza con cui Stefano sta costruendo il proprio futuro:
– Vero. Comunque in questa fase della mia vita le ragazze non sono più importanti come un tempo. Ciò che conta di più è riuscire a realizzare il mio sogno. Domenica sono stato di nuovo a Revinasco a parlare con il colonnello.– Il papà del maestro Guerra?– Sì, mi racconta un sacco di cose della vita militare. Quando lui parla, mi sembra quasi di essere lì, in accademia o in missione e desidero un sacco riuscire a intraprendere quella strada.– Diventare un soldato? – chiese Chiara, con affettuosa ammirazione. Stefano era maturato molto da quando l’aveva conosciuto un anno prima.– Diventare “vero uomo e comandante di uomini”, come dice il colonnello.– Anch’io spero di diventare una vera donna, un giorno… – disse Chiara, quasi tra sé e sé. E Stefano accolse in silenzio quell’accento d’inattesa sincerità.
Mentre si prepara per l’Accademia, Stefano coltiva la sua passione per il basket, di cui è giocatore a livello agonistico, e dà una mano nell’allenamento dei ragazzini. Tom ne rimane affascinato, e cerca istintivamente in lui la compagnia di una guida sicura.
Da quel giorno Tom iniziò gli allenamenti alla Virtus, tre volte la settimana. – Sei in gamba, negretto! – esclamò Stefano, alla fine della quinta seduta.– Grazie, grazie – rispose Tom, senza offendersi minimamente per l’appellativo. – Ti stai impegnando molto e per premiarti ti ho portato una cosa.Stefano tirò fuori dal suo armadietto una sacca sportiva e ne rovesciò il contenuto su una panca dello spogliatoio: c’erano due tute complete, calzoncini, magliette e persino un pallone da basket.– È tutto quasi nuovo – spiegò Stefano – Sono divise che ho usato pochissimo, perché in quel periodo ero cresciuto molto in fretta. Se ti fa piacere, puoi tenerle.Tom non riusciva a credere ai suoi occhi: – Davvero puoi prestarmele?– Te le regalo.– Anche il pallone?– Anche il pallone.– Anche la sacca?– Anche la sacca.Tom regalò a Stefano uno sguardo fiammeggiante di riconoscenza. Per un attimo provò l’impulso di abbracciarlo con slancio e solo il suo pudore di piccolo vero uomo lo trattenne.

14 marzo 2019

Chiara e Cecilia

Intorno protagonisti de Il velo dorato si muovono altri personaggi, alcuni già noti ai lettori de La camera bella.  
In particolare, che fine hanno fatto Chiara e Cecilia, l’adolescente e la ragazzina che ci hanno tenuto compagnia fra le pagine del primo romanzo?



Chiara 
Chiara sta crescendo, e acquisisce via via una più profonda consapevolezza di sé. Ha ormai diciannove anni (ne compirà venti in primavera), e frequenta il primo anno di università. 
La sua relazione con Luca si sviluppa, e lentamente cresce: grazie al tempo trascorso insieme, ma anche attraverso momenti di incomprensione e di insicurezza. Fino al travaglio logorante della gelosia.
Era questo il grande tarlo di Chiara: una sottile gelosia che la tormentava continuamente e che la rendeva insicura. Diceva a se stessa quanto fosse un sentimento irragionevole, perché Luca non le aveva mai dato motivo di temere. Eppure, non riusciva mai a essere completamente tranquilla. – Sei esagerata! – la rimproverava sempre Adriana.– Vorrei vedere te! Luca trascorre le giornate in ufficio circondato da chissà quante ragazze bellissime, poi arriva a casa e si ritrova fra i piedi quella là…– La nigeriana, intendi? Da quel che so, non è affatto a caccia di uomini. Le interessa suo figlio e basta.– Però a Ferragosto sculettava davanti a Luca in costume da bagno. L’ho saputo, sai? Le voci corrono, in città.– Appunto. Se ci fosse qualcosa di poco limpido, stai certa che ne verresti a conoscenza nel giro di poche ore.– Sarebbe comunque troppo tardi. Io non voglio perdere il mio Luca…– …e allora tienitelo stretto! – ribatté Adriana con un sorriso malizioso.

Cecilia
Cecilia, la sorella minore di Chiara, ha ora nove anni (ne compirà dieci in primavera), ma continua a essere la ragazzina tremenda, acuta e senza filtri che avevamo imparato a conoscere nei due romanzi precedenti. Ha conservato la sua capacità di esprimere in modo diretto e autentico le cose - belle o brutte, buone o cattive - che pensa e che prova. 
Quando Adaora sarà ingiustamente sospettata di furto, Cecilia non potrà fare a meno di prendere in pugno la situazione. Ovviamente a modo suo.
Cecilia, forte della sua faccia tosta, si recò con Tom e Pipetto presso la stazione dei carabinieri. A dire il vero impiegò mezz'ora buona per convincerli, ma alla fine riuscì a trascinarseli dietro, per amore o per forza. Non era umanamente possibile arginare il vulcano Cecilia, una volta iniziata l’eruzione.Al carabiniere di guardia si presentarono con tono educato ma deciso e chiesero del maresciallo Esposito.– Potete dire a me, se avete bisogno – rispose il giovane, senza prenderli troppo sul serio.– Lei non è il maresciallo vero? – insistette Cecilia.– No, io non sono il maresciallo.– E allora per cortesia ci lasci entrare, dobbiamo parlare con il maresciallo perché abbiamo importanti informazioni e sappiamo cose sui furti nelle ville e questo caso lo segue proprio lui.Il carabiniere di guardia stava per perdere la pazienza, quando il maresciallo Esposito, transitando davanti a una finestra del pianterreno, vide i tre ragazzini in strada e riconobbe Tom. Aprì il portone e si affacciò sulla soglia.– Ci sono problemi? – chiese con tono severo. […]– Lei è il maresciallo, vero? – chiese Cecilia; poi sorrise angelicamente – Sì, lo è: Tom me lo aveva detto che è pelato.– Perché mi cercate?– Abbiamo delle informazioni che potrebbero esserle molto utili.Il maresciallo Esposito li fece entrare e li ricevette nel suo ufficio. Cecilia rovesciò sulla scrivania un cumulo di foglietti e iniziò a descrivere con dovizia di particolari i risultati delle indagini. 
Il contributo dei ragazzini alle indagini non avrà alcuna rilevanza concreta, ma la dirompente iniziativa di Cecilia sarà per Tom una nuova, fondamentale prova di amicizia.

04 marzo 2019

La lettura nell'arte: Morisot

Torniamo al grande tema della lettura nell'arte; ovvero agli artisti che hanno catturato sulle loro tele le immagini di persone immerse nella lettura.
Qualche mese fa avevamo parlato di Renoir e della sua "Liseuse". Oggi vi offro un'altra opera a mio giudizio bellissima: il ritratto che la pittrice impressionista Berthe Morisot fece alla figlia Julie immersa nella lettura (1886).
Non è un dipinto famoso, ma sa cogliere con rara delicatezza l'atteggiamento assorto della ragazzina. 
E non so che farci: le adolescenti che leggono, mi commuovono.