22 febbraio 2020

Cambiare l'acqua ai fiori

[…] Ho due guardaroba, uno lo chiamo “inverno” e l’altro “estate”, ma non c’entrano le stagioni, c’entrano le circostanze. L’armadio inverno contiene solo vestiti classici e scuri destinati agli altri, l’armadio estate solo vestiti chiari e colorati destinati a me stessa. Indosso l’estate sotto l’inverno, e quando solo sola mi tolgo l’inverno […]

«Te lo presto, se vuoi - mi ha detto una cara amica porgendomi Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin - Leggilo, è molto carino».
Ho accettato volentieri, e ho riposto il volume sulla mensola dei "libri da leggere". Dorso rosa confetto, copertina inequivocabilmente "al femminile", forse poteva andar bene sotto l’ombrellone. Se non avessi avuto l’obbligo morale della restituzione, probabilmente l’avrei lasciato lì per un tempo indeterminato. E mi sarei persa l’opportunità di una lettura molto particolare.

Violette Toussaint è la guardiana del cimitero di una cittadina della provincia francese: pulisce le tombe, cambia l'acqua ai fiori, coltiva l'orto, conserva trascritti in un quadernetto tutti i discorsi funebri cui assiste giorno dopo giorno. Eppure è una persona gradevole, la porta della sua casetta è sempre aperta per chi desidera scambiare due chiacchiere o bere un buon the.
Sembrerebbe la premessa per una storia leggera e un po’ surreale; invece, col procedere dei capitoli, l’intreccio acquisisce una drammaticità che finisce col catturare il pensiero di chi legge.
Chi è veramente Violette? Che cosa nasconde il suo passato?
Che fine ha fatto suo marito, scomparso da anni? 
E chi è questo strano commissario, che un giorno bussa alla porta della casetta con una richiesta a dir poco insolita?
La narrazione procede su piani temporali differenti, spostandosi continuamente dall'uno all'altro; segue le vicende di personaggi diversi, in un continuo rimando tra vita e morte, desiderio e ricordo, carnalità e tragedia.


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