06 novembre 2022

Florence

L'ottima penna di Stefania Auci ambienta il romanzo storico "Florence" all'inizio della prima guerra mondiale.
L'Italia non è ancora entrata nel conflitto, e l'opinione pubblica è divisa tra "interventisti" e "pacifisti". Ludovico Aldisi, giornalista rampante e spregiudicato, è convinto che l'ingresso in guerra possa essere per l'Italia una grande opportunità , e per lui stesso un'ottima occasione di affermazione professionale e sociale. Il suo obiettivo è partire per il fronte come inviato speciale, per "raccontare" la guerra all'opinione pubblica del suo Paese.
Giunto sulla Marna, Ludovico si unisce a un battaglione scozzese, e vede da vicino gli orrori della guerra. Dopo quell'esperienza, nulla nella sua vita sarà più come prima.
La trama del romanzo è articolata, si tinge in più parti di rosa e di giallo; ma ciò che mi pare più significativo è proprio il percorso interiore del protagonista dopo l'esperienza del fronte. 
Nella pagina che oggi vi offro, trovate l'intenso dialogo tra Ludovico e il capitano del battaglione...

Il capitano emise un sospiro pesante. Si inclinò in avanti, gli occhi scuri e inespressivi puntati in faccia all'altro. 
«Non sa a cosa va incontro.»
«Non devo sparare, io.» Cosa voleva dimostrargli quell'inglese?
«Oh, no. È qui che si sbaglia. Anche lei combatterà questa guerra, e a suo modo, con le parole.» Freeman non sembrava scalfito dalla sua irritazione. «Quanti anni ha?»
«Ventotto», rispose.
Il militare indicò il bicchiere vuoto. «Vuole bere dell'altro?»
Lui fece cenno di no.
«Io dieci più di lei. Gran parte della mia vita l'ho trascorsa con questa divisa addosso, preparandomi per momenti come questo. Dovrei essere pieno d'orgoglio patriottico, bruciare dalla voglia di sterminare i tedeschi che ci aspettano là fuori. Dovrei. Ma non è così.»
Ludovico batté le palpebre, sconcertato. Cosa stava dicendo? Era ubriaco? Una meraviglia sgradevole e improvvisa gli fece alzare la voce. «Ciascuno di noi ha un dovere da compiere in questa guerra: il mio è quello di raccontare cosa accade, così come il suo è quello di combattere. La realtà deve arrivare a chi è lontano da qui, a chi non può vedere il sangue versato e non può udire il rombo dei cannoni.»
Freeman rise sommessamente. Un suono malinconico, che gli rammentò la risacca su una spiaggia di ciottoli. «Oh, amico mio, per essere un adulto, è ancora così ingenuo. Pensa che la verità arriverà intatta sul suo giornale? Che non ci sarà qualcuno che la manipolerà? Non capisce che è tutto inutile? Che la gente vede solo ciò che vuol vedere?»
Ludovico ammutolì, incapace di trovare una risposta immediata. «L'Italia non è in guerra. Non siamo coinvolti, e non vedo perché dovrebbe accadere una cosa del genere», farfugliò dopo alcuni secondi.
Freeman lo soppesò, quasi dovesse scegliere se fidarsi o meno di quello sconosciuto. «Ma presto o tardi finirete per essere trascinati nel conflitto. Ricordi sempre questo, signor Aldisi: nessuno vuol sapere cosa accade davvero su un campo di battaglia. Mai. Se lo facesse, sarebbe costretto ad ammettere che l'animo umano è capace d'ogni bassezza. La guerra riporta in vita il nostro peccato originale, ciò di cui vogliamo dimenticarci. Che siamo animali, prima di tutto.»

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