15 novembre 2023

Scrivimi dal confine

Era una bimba di appena cinque anni, Aimée, quando - nel 1915 - lasciò Parigi con papà e mamma, per raggiungere un paesino sperduto della Val d'Intelvi. La prima guerra mondiale già infuriava, e la tragedia raggiunse la piccola famiglia. La vita della bambina, poi adolescente e quindi giovane donna, è raccontata da Luca Saltini con un susseguirsi di sapienti flash-back.

Eh, sì: perché "Scrivimi dal confine" è ambientato in un presente - nel 1960 - in cui Aimée, cinquantenne realizzata e solida, intraprende un altro viaggio, raggiungendo la Repubblica Democratica Tedesca. Munita di documenti falsi, penetra in quel paese precluso agli occidentali per incontrare una persona che potrebbe rispondere ai suoi più struggenti "perché?". Il desiderio di capire il suo passato è più forte della  prudenza, e persino della paura.

Un po' romanzo storico, un po' romanzo di formazione, questo è un libro che si legge tutto d'un fiato; eppure meriterebbe di essere gustato con calma, perché è scritto con una maestria garbata e semplice che sa arrivare al cuore delle cose. Man mano che scorrevano le pagine, pensavo: "Ma davvero l'autore è un uomo?"; mi pareva sorprendente l'acutezza con cui ha saputo ritrarre in profondità la figura femminile della protagonista.

Vi offro una pagine delicata, in cui Aiméè, ormai donna e mamma, rivede il vecchio Ivano, che tanti anni prima era stato per lei - bimba già tanto ferita dalla vita - riferimento e rifugio.

Aimée rimase in silenzio. Lo guardò con molta tenerezza, sentendosi piena dell'affetto per quel vecchio. [...] 
Non disse niente. Tornò ad appoggiare la testa sulle gambe di Ivano, che si era seduto un'altra volta. Restò così, a sentire la sua mano calda sulla nuca e le risate dei bambini che davano da mangiare alle galline. Il tempo pareva essersi fermato, come se la storia avesse cessato di accadere, il mondo non dovesse più andare avanti, gli uomini avessero raggiunto la loro meta. Ogni necessità era sospesa. Esisteva soltanto la pienezza di quel momento, dove le loro vite avevano trovato un luogo per riposare, potevano perdersi nella semplicità dello stare insieme, ascoltare i ricordi, sentire il calore della reciproca vicinanza. I loro cuori erano placati, come accade nella vita solo quando si riesce a raggiungere ciò per cui si è fatti. Per il vecchio era quello il momento e, nella sua esistenza lunghissima e fortunata, ebbe anche la gioia di sperimentare quella pienezza. Ne fu grato al Cielo, come di tutto il resto. Per Aimée era soltanto una tappa, ma gustare la pace le diede un equilibrio che la rese ancora più forte. Non ci pensava, in quel momento. Si limitava a farsi ristorare dalla presenza di Ivano e dalla gioia di averlo ritrovato.


Nessun commento:

Posta un commento