07 maggio 2018

Oceano mare


C’era una volta, quando non si sa, in un paese lontano, dove non si sa, la misteriosa Locanda Almayer.

Convergono qui personaggi surreali; s’intrecciamo storie al limite dell’assurdo. È Oceano mare di Alessandro Baricco, uno dei romanzi meno scontati ch’io abbia mai letto.

Fra quelle pagine strane ho incontrato il ritrattista Plasson, che dipinge i suoi quadri intingendo il pennello nell’acqua del mare; il professor Bartleboom, che scrive lettere alla sua donna non ancora conosciuta (ma un giorno sicuramente la incontrerà); la fragile Elisewin, che vuole guarire dalla sua paura; il Padre Pluche, che scrive improbabili (ma a tratti struggenti) preghiere; la bellissima Ann Deverià, che è “malata di adulterio” (e chissà se guarirà); il misterioso Adams, che nasconde un passato terribile (ma a certi orrori non si sfugge)…

Personaggi surreali, dicevo; eppure in qualche modo così veri e struggenti, ciascuno col fardello del suo passato, ciascuno col suo bisogno di guarire.

Gustatevi un frammento di questo romanzo, ve lo offro volentieri…
 

Poi non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada. Così, io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. È lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male che tu non te lo puoi nemmeno immaginare.

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