01 agosto 2018

Anna che sorride alla pioggia

Riesce a strappare molti sorrisi, Anna che sorride alla pioggia. Molti sorrisi, e qualche lacrima.
L'autore, Guido Marangoni, racconta in prima persona la sua esperienza di padre dal momento in cui la terzogenita inizia a esistere nel grembo della mamma. Desiderata e amata fin dal primo istante, Anna si presenta subito con la dotazione di "un cromosoma in più". Sarà una bimba Down.
L'autore riesce a raccontare con semplicità e freschezza le ansie e le trepidazioni, le gioie e le arrabbiature che si susseguono durante i mesi della gravidanza e i primi anni della piccola. È in grado di esprimere con toni (apparentemente) leggeri i pensieri più profondi. Con lo sguardo sempre fisso alla verità dell'uomo.
Ne volete un assaggio? Leggete qui la pagina in cui papà e mamma danno la notizia alle due figlie maggiori...


[...] Quel pomeriggio ci sedemmo e io iniziai con un banalissimo: «Ragazze, dobbiamo dirvi una cosa importante».
La schiena di Marta si fece dritta e l'occhio di Francesca attento. Prima che prendesse la parola Daniela, un sorriso sul volto di entrambe rivelò che la «cosa importante» non sarebbe stata poi una sorpresa tanto inaspettata. Ma una cosa è intuirlo e tutt'altra cosa è sentirlo annunciare. Le ragazze cercarono di contenersi, ognuna a modo suo: Marta sistemandosi il ciuffo e Francesca grattandosi nervosamente la fronte.
«Sta arrivando una sorellina».
L'annuncio di Daniela arrivò con una dolcezza che solo le mamme riescono a raggiungere. Gli occhi delle nostre figlie si gonfiarono di gioia. Io gridai un goffo ma sincero: «Evviva!»
Ci abbracciammo tutti e Francesca iniziò: «Lo sapevo, lo sapevo. Non mangiavi più prosciutto crudo!» disse, puntando il dito verso sua madre come si indica il colpevole.
«Ma dai, mamma... e la birra? E poi quella pancia non è da panini... mica sei papà», incalzò Marta asciugandosi i lacrimoni che le scendevano sulle guance.
«C'è un'altra cosa importante che dobbiamo dirvi».
Non mi accorsi che il mio viso si era fatto serio. Francesca lo notò e sedendosi con le sopracciglia aggrottate borbottò: «Ragazzi, niente scherzi. Questa volta no, vi prego».
«Ma no», ammortizzai io, «va tutto bene, ma...»
Mai un «ma» fu più pesante di quello. «La piccola ha la sindrome di Down». Ecco, l'ho detto, pensai.
«Ma quindi è come Sara?« esclamò Marta, quasi sollevata, pensando alla nostra giovane amica.
«Ma sì! Come Sara... e quindi qual è il problema?» urlò Francesca alzandosi, felice di avere scongiurato qualche altro rischio che potesse privarla della tanto desiderata sorellina. [...]
La creatura che stava arrivando in realtà era sana, aveva «solo» un cromosoma in più, e in quell'annuncio Marta e Francesca ci avevano dato una lezione che non scorderò mai. Mentre noi combattevamo per mandare sullo sfondo l'invadenza della sindrome e incontrare nei nostri pensieri la piccola, loro ci avevano preceduto per altre vie. Per Marta e Francesca, anche senza un nome, la bimba che cresceva dentro a Daniela era già una persona.
In quella lunga scalata eravamo ancora all'inizio, ma avevamo appena raggiunto un bivacco dove potevamo rinfrancarci e tirare il fiato. Il temporale, le stanchezze e le salite affrontate a valle erano dietro le spalle. C'era ancora tanta, tantissima strada da fare prima di incontrare la piccola, ma ora eravamo tutti insieme a camminare. Quel pomeriggio ero davvero felice. [...]

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