22 luglio 2019

Marcovaldo

Quando mi capitò di leggere - ai tempi della scuola - alcuni racconti tratti da Marcovaldo di Italo Calvino, rimasi un po' perplessa: non c'era nulla d'interessante nelle vicende di questo manovale un po' sfigato, ambientalista ante litteram, soffocato dall'ambiente cittadino e dalle responsabilità quotidiane. E poi non c'era mai un lieto fine: ogni volta il povero Marcovaldo - dopo aver cercato almeno un po' di natura nel grigio della metropoli - sbatteva il naso contro la realtà e ne usciva inevitabilmente scornato. 
Nei giorni scorsi mi è capitato in mano il volume completo, e l’ho riletto in poche ore. Che dire? Marcovaldo mi ha fatto tenerezza. Probabilmente sto invecchiando.
Le cose gli vanno sempre male, ma ogni volta si rialza e ricomincia a cercare frammenti di bellezza in una quotidianità frustrante: il cielo stellato, un tenero coniglietto, la pioggia e le foglie, i funghi che crescono in una piccola aiuola, la neve che cambia l’aspetto delle cose. Sensibile e ingenuo, eterno bambino, Marcovaldo assomiglia un po' a Charlie Brown: non c'è delusione che riesca a stroncare la sua caparbia capacità di sognare e ricominciare.
Volete sorridere? Rileggete con me qualcuna delle (dis)avventure di Marcovaldo al supermarket…



- Papà, lo possiamo prendere questo? chiedevano i bambini ogni minuto.
- No, non si tocca, è proibito, - diceva Marcovaldo ricordandosi che alla fine di quel giro li attendeva la cassiera per la somma.
- E perché quella signora lì li prende? - insistevano, vedendo tutte queste buone donne che, entrate per comprare solo due carote e un sedano, non sapevano resistere di fronte a una piramide di barattoli e tum! tum! tum! con un gesto tra distratto e rassegnato lasciavano cadere lattine di pomodori pelati, pesche sciroppate, alici sott'olio a tambureggiare nel carrello.
Insomma, se il tuo carrello è vuoto e gli altri pieni, si può reggere fino a un certo punto: poi ti prende un'invidia, un crepacuore, e non resisti più. Allora Marcovaldo, dopo aver raccomandato alla moglie e ai figlioli di non toccare niente, girò veloce a una traversa tra i banchi, si sottrasse alla vista della famiglia e, presa da un ripiano una scatola di datteri, la depose nel carrello. Voleva soltanto provare il piacere di portarla in giro per dieci minuti, sfoggiare anche lui i suoi acquisti come gli altri, e poi rimetterla dove l'aveva presa. Questa scatola, e anche una rossa bottiglia di salsa piccante, e un sacchetto di caffè, e un azzurro pacco di spaghetti.
Marcovaldo era sicuro che, facendo con delicatezza, poteva per almeno un quarto d'ora gustare la gioia di chi sa scegliere il prodotto, senza dover pagare neanche un soldo. Ma guai se i bambini lo vedevano! Subito si sarebbero messi a imitarlo e chissà che confusione ne sarebbe nata!

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