07 luglio 2025

Tutta la vita che resta

«Perché cosa, cosa ne è, di noi, senza la speranza?»

Immaginavo un romanzo tutto sommato "light", da leggere nel tempo libero di un’estate assolata. Invece "Tutta la vita che resta" è un gran pugno nello stomaco. Nello stesso tempo cattura l’attenzione, e coinvolge il cuore. 

La storia ruota attorno a Marisa, una donna che negli anni Cinquanta sfida le convenzioni sociali rimanendo incinta fuori dal matrimonio. Dopo l’abbandono da parte del padre del bambino, trova un amore sincero e solido in Stelvio, garzone nella bottega del padre, che diventa suo marito e compagno di vita. Insieme costruiscono una famiglia, crescendo due figli: Ettore, appassionato di musica, e Betta, una ragazza vivace e solare.

Tuttavia, nell’estate del 1980, durante una vacanza sul litorale laziale, la serenità familiare viene spezzata da un evento drammatico: Betta viene violentata e uccisa. Con lei c’è Miriam, la cugina, che sopravvive ma resta segnata da un dolore silenzioso e paralizzante.

Il romanzo si concentra sulle conseguenze psicologiche di questa perdita: il lutto, la colpa, il silenzio, e la difficoltà di continuare a vivere quando tutto sembra perduto. 

Roberta Recchia riesce a raccontare questa storia con uno stile semplice e toccante, dando vita a un romanzo intenso e delicato che esplora le ferite profonde lasciate da una tragedia familiare, intrecciando passato e presente con grande sensibilità psicologica.