È un romanzo semplice e
durissimo insieme, L’Arminuta di Donatella Di Pietrantonio. Racconta la storia
di una ragazzina che torna presso la famiglia d’origine dopo aver sempre vissuto
con un’altra mamma e un altro papà, cui era stata affidata fin da piccolissima.
Per motivi che non riesce a capire, e
che nessuno pare disposto a spiegarle, la "ritornata" ("arminuta" appunto) deve
così abbandonare tutto e affrontare un mondo aspramente nuovo: una casa poverissima, una famiglia numerosa,
un ambiente a tratti ostile. E in fondo all’anima, scava in profondità il dolore
struggente per il doppio abbandono subito.
Ma non immaginate una storia
strappalacrime: questo romanzo si legge
d’un fiato, e sa raccontare con stile limpido e asciutto vicende, situazioni,
sentimenti.
Leggiamone insieme la prima pagina…
A tredici anni non conoscevo
più l’altra mia madre.
Salivo a fatica le scale di
casa sua con una valigia scomoda e una borsa piena di scarpe confuse. Sul pianerottolo mi ha accolto l’odore di
fritto recente e un’attesa. La porta non voleva aprirsi, qualcuno dall’interno
la scuoteva senza parole e armeggiava con la serratura. Ho guardato un ragno
dimenarsi nel vuoto, appeso all’estremità del suo filo.
Dopo lo scatto
metallico comparsa una bambina con le
trecce allentate, vecchie di qualche giorno. Era mia sorella, ma non l’avevo
mai vista. Ha scostato l’anta per farmi entrare, tenendomi addosso occhi
pungenti. Ci somigliavamo allora, più che da adulte.
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