Anno domini 1944. Roma, sul finire della guerra, è stretta in una morsa implacabile. Gli Alleati, sbarcati in Italia da mesi, tardano a raggiungere la Capitale; intanto i Tedeschi, prossimi alla sconfitta, diventano più feroci che mai. Ogni tentativo di ribellione è soffocato nel sangue (siamo nei giorni cupi delle Fosse Ardeatine, per intenderci). Il ghetto ebraico viene rastrellato, ovunque serpeggia il terrore.
Eppure, lontano dai teatri di guerra, lontano dalle stanze del potere, gesti di eroismo nascosto scrivono luminose pagine di storia. Come quelle di tanti conventi e luoghi sacri che si aprono clandestinamente all'accoglienza dei più disperati.
Ritanna Armeni si cimenta nel racconto intenso di una di queste pagine di storia: un gruppo di suore francescane accoglie alcuni ebrei sfuggiti al rastrellamento del ghetto, e li nasconde al secondo piano del convento. Poco tempo dopo, un comando tedesco requisisce il pianterreno per installarvi un'infermeria militare. Iniziano così lunghi mesi di rischio costante, in cui l'attenzione deve mantenersi ai massimi livelli giorno e notte.
Dato il contesto, "Il secondo piano" potrebbe essere un romanzo cupo, angosciante, opprimente. Invece fin dalle prime pagine si rivela una storia delicata, bella. In cui eroismo e semplicità, ribellione e quotidianità si miscelano con equilibrio lieve. E la lettura scorre.
«Il campanello ruppe il silenzio e attraversò l’androne; deciso e prolungato, il suono superò la vetrata che dava sul giardino e arrivò suor Lina.
La novizia, che stava raccogliendo le lenzuola stese ad asciugare sui fili tesi tra gli alberi, lo sentì bene ma decise di non precipitarsi al portone. Ci sarebbe andata qualche altra sorella, lei aveva cose più urgenti da fare. Doveva salvare la biancheria»...