In quello stesso momento, una volante dei carabinieri posteggiò davanti a un portone verde in via Donizetti. L’uomo in divisa scese dall'auto, diede un’occhiata ai campanelli e suonò in portineria.
– Ehi, qui è tutto in regola! Se qualcuno ha combinato qualcosa, io non c’entro un accidente! – esclamò la vecchia Ester, affacciandosi allarmata alla finestra del piano rialzato.
– Mi può aprire, per cortesia?
La vecchia si affrettò, con una certa apprensione.
– Entri pure. Non abbiamo niente da nascondere qui.
– Devo solo parlare con la famiglia Obi.
Quando Adaora aprì la porta del monolocale e si vide comparire davanti il maresciallo, rimase per qualche istante senza fiato.
– Posso entrare, signora Obi? – chiese l’uomo, togliendosi il cappello; poi soggiunse: – Mi scusi per l’intrusione; l’avevo promesso a Tom.
– Grazie, grazie! – esclamò il ragazzino, scattando in piedi come una molla.
– Buon Natale, Tom. Buon Natale, Adaora – disse il maresciallo; poi ebbe un attimo di esitazione e chiese: – Posso chiamarla Adaora, vero, signora Obi?
– Certo! – annuì la donna, con slancio. La gentilezza rispettosa che l’uomo aveva sempre dimostrato nei suoi confronti la metteva quasi in imbarazzo; non era abituata a sentirsi trattata con tanto riguardo.
– Vi piacciono i marron glacé? Ieri pomeriggio sono passato davanti alla pasticceria, ho visto i marron glacé in vetrina e ho pensato di prenderne un po’ per mangiarli oggi con voi.
Estrasse da sotto il cappotto una confezione dorata, e la posò sul tavolo, al centro di un’allegra tovaglia natalizia che la signora Ester aveva vinto con i punti del supermercato e aveva regalato a Adaora proprio il giorno prima.
Sedettero intorno al vassoio di marron glacé e li mangiarono quasi tutti. Nel frattempo chiacchierarono un po’, condividendo piccoli episodi di vita quotidiana. Soprattutto Tom parlava volentieri e si sentiva fiero di poter raccontare le sue imprese sportive a un uomo che, da ragazzo, aveva giocato a basket per parecchi anni.
Il maresciallo rimase con gli Obi per più di un’ora, ma il tempo volò come se si fosse trattato di un minuto. Adaora provò nuovamente la sensazione già sfiorata pochi giorni prima, nell'abitacolo della volante, quando Esposito li aveva accompagnati a casa: una specie di calore accogliente e semplice, in cui trovare riposo.
– Grazie per l'ospitalità – disse l'uomo raccogliendo il cappotto e il cappello che aveva appoggiato su un letto e avviandosi verso la porta.
– Grazie a lei per essere venuto, signor maresciallo.
– Adaora, può chiamarmi Giuseppe se le fa piacere.
– E io? – chiese Tom tutto speranzoso – Io come posso chiamarla?
– Tu puoi continuare a chiamarmi signor maresciallo – rispose, con un tono di voce fermo e severo. Gli passò una mano fra i capelli, scompigliandoli come solo lui sapeva fare e poi gli afferrò per un attimo la nuca, in un gesto energico che a Tom piaceva da morire.
[Laura Blandino - Il velo dorato - Piccola Casa Editrice, 2018]
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