L'inverno è ormai alle porte, con le sue giornate sempre più brevi, le mattinate nebbiose, la neve che all'orizzonte imbianca le montagne, la temperatura che di notte scende sotto lo zero.
È bello ritagliarsi qualche ora per rimanere al calduccio, magari leggendo un buon libro; oppure chiacchierando con una persona cara, mentre l'amicizia riscalda i pensieri.
Come in quell'inverno del 1992, quando Nori e Lucia...
Permettetemi di offrirvi una pagina tratta dal romanzo.
In quel periodo trascorsi molte delle mie serate a leggere l’epistolario di bisnonna Onorina. L’inverno stava avvicinandosi precocemente, con rigidissime temperature e sporadiche nevicate fin dagli ultimi giorni di novembre; rannicchiarsi sotto il piumone a leggere era per me un piacere imperdibile.
Pagina dopo pagina, lettera dopo lettera, la Onorina del 1925 mi diventava sempre più familiare: era come un’amica misteriosa da ascoltare, osservare, ammirare.
Avevo parecchie cose importanti in comune con lei. Non solo il nome, ma anche il soprannome: la ragazza del 1925 terminava ogni sua lettera con un romantico «Vostra per sempre, Nori». Inoltre anche lei aveva gli occhi blu; finalmente scoprivo che origine avesse quell’insolita e incantevole caratteristica fisica: un cromosoma prezioso era giunto fino a me scorrendo come un fiume carsico attraverso le generazioni. «Puledrina mia dagli occhi blu», scriveva Nino. E poi la Nori del 1925 era vivace, testarda, ambiziosa; un po’ come la sua pronipote di molti decenni dopo.
– Che storia Lucia, che storia! La intitolerei: “Nori’25”. L’ho letta e riletta un sacco di volte; m’intriga da morire…
– Meglio di un romanzo?
– Certo! Quella di Nori’25 e del suo Nino è una storia vera. Piena di passione, proprio come piace a me – esclamai, appoggiando il plico di vecchi fogli sul tavolo del salotto Cantelli.
– Erano fidanzati?
– Non proprio. Siediti comoda, così ti racconto tutto.
Lucia aggiunse un ciocco nel caminetto, e tornò a sedersi accanto a me. Stavamo bene nel saloncino della sua villetta, e ci piaceva l’atmosfera creata dal fuoco di legna: il caldo sano, il profumo di resina, il suono delle fiamme che crepitavano in sottofondo. Era più facile sentirsi amiche, in un posto così. Intanto, fuori, il freddo serrava la collina nella sua morsa dicembrina.
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