Tempo fa ebbi il piacere di leggere I Leoni di Sicilia, intenso romanzo storico offerto dall'ottima penna di Stefania Auci.
Due anni dopo, ha fatto la sua comparsa in libreria il seguito di quella storia: L'inverno dei Leoni, seconda e ultima puntata della saga, che in queste ultime settimane ho voluto gustare con calma, leggendo piano piano.
La gloria e la rovina di Casa Florio sono raccontate con una drammaticità che non lascia indifferenti. E certi personaggi - come le due figure femminili centrali - restano nel cuore.
Sarebbe superfluo recensire la trama, della quale - come per ogni best seller che si rispetti - molto è già stato scritto e detto in questi mesi. Posso però regalarvi l'incipit del romanzo, augurandovi buona lettura...
U’ mari unn’avi né chiese né taverne, dicono i pescatori anziani. Non ha luoghi in cui ci si può rifugiare, il mare, perché di tutto il creato è l’elemento più maestoso e sfuggente. L’essere umano non può che inchinarsi al suo volere.
Da sempre, i siciliani hanno capito una cosa: il mare porta rispetto solo a chi lo rispetta. È generoso: dà il pesce e il sale per il nutrimento, dà il vento per le vele delle barche, dà il corallo per i gioielli di santi e di re. Ma è anche imprevedibile e, in ogni istante, può riappropriarsi con violenza di quei doni. Per questo i siciliani lo rispettano, per questo lasciano che definisca la loro stessa essenza: che forgi il loro carattere, che segni la loro pelle, che li sostenga, che li sfami, che li protegga.
Il mare è confine aperto, in continuo movimento. Ecco perché chi vive in Sicilia è inquieto, e cerca sempre la terra oltre l’orizzonte e vuole scappare, cercare altrove ciò che spesso, alla fine della propria vita, scopre di avere sempre avuto accanto a sé.
Per i siciliani, il mare è padre. E se ne accorgono quando ne sono lontani, quando non possono sentire quell'odore forte di alghe e sale che li avvolge nel momento in cui il vento si alza, portandolo fin nei vicoli delle città.
Per i siciliani, il mare è madre. Amato e geloso. Imprescindibile. Talvolta crudele.
Per i siciliani, il mare è forma e confine della loro anima.
Catena e libertà.
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