«I conti si faranno alla fine. A destra la colonna col segno più, a sinistra quella col segno meno e in mezzo quella enorme e vuota delle intenzioni e dei rimorsi».
[Antonio Manzini, Pulvis et umbra]
In questi mesi estivi il vicequestore Rocco Schiavone mi ha fatto molta compagnia. Cercavo una lettura poco impegnativa ma non banale, e ho attinto ai romanzi di Antonio Manzini, affrontandoli uno dopo l’altro in ordine cronologico.
Inutile accennare alla trama: immagino che tutti la conoscano, se non altro per aver visto almeno qualche puntata della serie tivù (in cui, detto per inciso, l’attore Marco Giallini riesce a rendere magistralmente il personaggio).
Ciò che mi preme sottolineare, è la buona qualità di questi romanzi: al di là dell’intreccio poliziesco (peraltro ben costruito), emerge la figura umana del protagonista. Un antieroe tormentato e consapevole, contraddittorio e spesso urtante, scontroso, cinico, ma a suo modo irresistibile. Un uomo che - di romanzo in romanzo - si evolve e cambia, come se i libri di Manzini fossero un’unica, sofferta, lunga storia.
- Pista nera
- La costola di Adamo
- Non è stagione
- Era di maggio
- Cinque indagini romane per Rocco Schiavone
- 7-7-2007
- Pulvis et umbra
- L'anello mancante. Cinque indagini di Rocco Schiavone
- Fate il vostro gioco
- Rien ne va plus
- Ah l'amore l'amore
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