09 marzo 2025

Grande meraviglia

Era già evidente in "Il treno dei bambini" e in "Oliva Denaro": Viola Ardone possiede il raro talento di saper trattare in modo lieve – spesso con accenti di delicata ironia – temi e storie di estrema drammaticità. 

In "Grande meraviglia" – ambientato negli anni ’80 del Novecento – l’autrice racconta la realtà feroce del manicomio, vista attraverso lo sguardo limpido e irriverente di una ragazzina. Qui Elba è nata, qui è cresciuta; qui incontrerà il dottor Meraviglia, giovane psichiatra che lotterà per "liberarla", e che nel rapporto con lei scoprirà in sé una sorta di maldestra paternità.

Fin dalle prime pagine – che qui vi offro come assaggio – si coglie l’assoluta originalità dello stile...

«Il mezzomondo è la casa dei matti, ci stanno i cristiani che sembrano gatti: non hanno la coda, non sanno miagolare, però sono gatti. Gatti da legare.

Stamattina è arrivata una Nuova e le ho dovuto spiegare tutto daccapo: in principio c’è Colavolpe, poi Lampadina, poi gli infermieri, poi i sorveglianti, poi nulla, nulla, nulla, poi sempre nulla. E infine i matti.

Devi sapere per prima cosa che qui e come il mare: ci sono le Tranquille e ci sono le Agitate. Un mare chiuso ma sempre mare, e in ogni mare si può navigare. Dentro al mezzomondo ci sta pure Elba, che sono io, ma per me questo è il mondo intero, perché il resto che c’è non so neppure cos'è. Aha.

La Nuova non parla, non dice il suo nome. All’inizio è così: fanno spesso il silenzio, poi alcune partono e non si fermano più, dicono insalate di parole, una lingua segreta che nessuno capisce. Ed è inutile starle ad ascoltare quando cominciano a burbureggiare.

Nessuna risposta. Conto fino a cinque virgola sei e poi ricomincio.

Vuoi sapere perché mi chiamo Elba? Chiedo alla Nuova. Lei strizza l'occhio sinistro: lo prendo per un sì. E il nome di un grande fiume del Nord che passa per la Germania, me lo ha dato la mia Mutti, che in tedesco significa mamma. Lo sai tu dov'è la Germania sulla carta geografica? Ce ne sono due: una gialla e una arancione, così ho imparato alla scuola delle Suore Culone, dove mi hanno mandata quando avevo nove anni, per farmi studiare. La mia Mutti veniva da quella arancione, che però adesso è tutta chiusa dentro al comunismo. Ci hanno fatto un muro intorno proprio come qui al mezzomondo, nessuno può entrare o può uscire, solo i fiumi scorrono liberi, perché non li si può fermare. Il fiume che porta il mio nome attraversa la Germania arancione e si getta nel Mare del Nord. Tutti i fiumi arrivano al mare, diceva la Mutti.

La Nuova si attorciglia nella coperta come una gatta scontrosa. Io mi frego con la nocca dell'indice la piccola gobba che ho sul naso tre virgola quattro volte e riprendo a spiegare.

La Mutti è scappata tanti anni fa dalla Germania arancione, però è finita ugualmente dietro un muro. L'hanno internata qui, ma non era da sola: aveva già me nella pancia, e tante cose dentro la testa. La matematica, le lingue straniere, i nomi di tutte le specie animali e vegetali, e la pazzia.

Sono stata cinque anni dalle Suore Culone, quando finalmente sono tornata la Mutti era sparita. Colavolpe ha detto che è morta, ma io non gli credo, perché ogni tanto sento la sua voce. La Nuova sospira e una puzza di fame si spande per la stanza. Che credi? Mica sono come le stralunate del terzo piano, che le voci le immaginano soltanto! Altrimenti Colavolpe mi avrebbe spostato con loro, perché lui e il capintesta del mezzomondo e comanda sui pazzi e sui sani, sia bestie che umani.

La Nuova alza le spalle e si mummifica nella coperta, forse ha un po' freddo come noi tutte. Solo che alcune hanno freddo sopra la pelle, altre sotto, come me...».



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