Mercoledì 31 agosto in prima serata è andata in onda in diretta su Radio Mater una lunga intervista all'autrice di Nori.
Titolo della trasmissione: “Nori – Mi piace ma non mi basta”.
Per chi fosse interessato, la registrazione completa è disponibile al seguente link:
https://www.radiomater.eu/files/trasm_mer_21-00.mp3
Nel frattempo, mi permetto di offrirvi un passaggio della sbobinatura...
[D] - Potrebbe essere il sottotitolo del romanzo: «Mi piace, ma non mi basta». Perché Nori è fatta così: vive con intensità la sua adolescenza, coglie l'attimo, apprezza il lusso, sa divertirsi, adora essere desiderata. Eppure, non le basta... Nori ha dentro questa cosa. E io credo che sia un po’ non solo dei giovani, ma anche in quest’epoca un po’ di tutti. – Cosa può aiutare i giovani, ma anche gli adulti a riempire il vuoto di significato, a capire che non basta? Che la vita piena di cose - pur belle – però ha bisogno d’altro, perché abbiamo questo vuoto dentro che non si riempie con le cose, con le vacanze, con qualcosa che compri su Amazon?...
[R] - Questa è la domanda centrale Nerella, tu hai proprio colto nel segno. Eppure - l’avrai notato - la risposta nel romanzo non c’è; in maniera esplicita questa risposta non la trovi nelle pagine del romanzo. Ho volutamente lasciato in sospeso la vicenda interiore di Nori, perché non volevo scrivere un romanzo “edificante”, di quelli che i giovani leggono un po’ e poi mettono subito da parte perché “che palle, qui mi vogliono fare la predica attraverso le pagine di un romanzo”. Non è quello che io desideravo. Quindi ho descritto Nori come una ragazza con il cuore che scoppia di nostalgia.
E la risposta alle sue domande – che sono domande brucianti - non viene esplicitata subito, ma si fa strada piano piano, si intuisce nel suo rapporto con l’amica Lucia. […]
Ma noi lo sappiamo, “che cosa può aiutare i giovani a riempire quel vuoto”; è la stessa cosa che può aiutare noi adulti. Lasciarci provocare dalla realtà di ogni giorno, dagli incontri che facciamo, e alzare lo sguardo. Le cose che abbiamo, che facciamo, possono anche essere grandi e belle, ma si riempiono di senso solo nel rapporto con Chi ci ha creati e si è fatto nostro compagno di cammino.
[D] - Io credo che questo vuoto, questo desiderio di cui non siamo coscienti – abbiamo un’insoddisfazione a cui non riusciamo a dare un nome – sia probabilmente (grazie al Cielo) dei giovani, e questo è bello, perché li porta a porsi delle domande, a fare delle ricerche. Quello che mi pare di poter dire – naturalmente non sempre e non per tutti – è che queste domande purtroppo negli adulti si affievoliscono, come se fosse una cosa da giovani, poi uno la mette via e si accontenta di quello che c’è. E questo credo che sia un po’ il periodo storico che stiamo vivendo, molte volte si cerca di riempirlo di cose – anche di cose belle per carità – però di cose che non danno risposte…
[R] - È un po’ l’obiettivo del libro. Non un obiettivo voluto – non mi è mai passato per la testa di dire “voglio fare un libro che susciti le domande in chi lo legge”! Come tutti i romanzi che ho scritto è “venuto fuori” così. Però è “venuto fuori” così perché queste domande le ho dentro io innanzi tutto. Io ho a cuore che la mia vita non scorra inutile, vuota, o con un vuoto riempito di cose che però non mi possono rendere felice, non possono rendere piena la mia umanità. E quindi chiaramente questa domanda che per prima ho io – e che mi faccio aiutare a non censurare, perché ho bisogno comunque di essere circondata da persone che continuamente mi richiamano a tutto questo e mi aiutano a ritornare con i piedi per terra. E quindi con gli occhi al cielo. Perché il modo migliore per tenere i piedi per terra secondo me è quello di non dimenticare per Chi siamo stati fatti.
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