Elena racconta in prima persona la sua infanzia e la sua adolescenza, sempre in relazione con quell'amica straordinaria e terribile, da cui si sente intimorita e attratta. E mentre le ragazzine crescono, cambia il “rione” intorno a loro; una folla di personaggi secondari intreccia le sue piccole e grandi vicende con quelle delle due protagoniste.
Ho letto con autentico piacere L'amica geniale, lasciandomi catturare da questa bella storia di amicizia e di crescita. Elena Ferrante ha saputo descrivere con garbo e realismo persone, ambienti, situazioni e moti del cuore.
Ecco una pagina tratta dai primi capitoli: le due bambine non hanno ancora fraternizzato, ma già si “annusano a distanza”; fra loro inizia a serpeggiare un interesse, preludio dell’amicizia che verrà.
All'uscita da scuola una banda di maschi della campagna, capeggiata da uno che si chiamava Enzo o Enzuccio, uno dei figli di Assunta la fruttivendola, cominciò a tirarci le pietre. Si sentivano offesi dal fatto che eravamo più brave di loro. Quando arrivavano i sassi scappavamo tutte, ma Lila no, seguitava a camminare con passo regolare e a volte addirittura si fermava. Era molto brava a studiare la traiettoria dei sassi e a scansarli con un movimento calmo, oggi direi elegante. Aveva un fratello maschio più grande e forse aveva imparato da lui, non so, anch'io avevo fratelli ma più piccoli di me e da loro non avevo imparato niente. Tuttavia, quando mi rendevo conto che era rimasta indietro, pur avendo molta paura mi fermavo ad aspettarla.
C’era già allora qualcosa che mi impediva di abbandonarla. Non la conoscevo bene, non ci eravamo mai rivolte la parola pur essendo continuamente in gara tra noi, in classe e fuori. Ma sentivo confusamente che se fossi scappata insieme alle altre avrei lasciato a lei qualcosa di mio che non mi avrebbe restituito più.
Nessun commento:
Posta un commento