Tom, coprotagonista del romanzo insieme alla madre Adaora, è un ragazzo vivace, intelligente, grintoso; cresciuto in condizioni spesso difficili, è maturato in fretta. Anni di incontri e scontri nelle periferie urbane delle città siciliane lo hanno temprato molto.
Appena approdato in Val Favero deve fare i conti con i bulli del quartiere popolare, con i ragazzini del centro estivo, con le persone ammodo della Cassanico-bene; ma non si lascia impressionare facilmente.
Sembra un piccolo duro, Tom. Ma in fondo è un ragazzino sensibile, e nasconde in sé un insopprimibile desiderio di tenerezza, amicizia, protezione.
Il suo rapporto con la madre è un vincolo profondissimo e delicato, prezioso più di ogni altro legame.
Nello stesso tempo, Tom cova in sé – quasi inconsapevolmente, almeno all'inizio – il bisogno viscerale di un papà. La figura del padre è un tema centrale del romanzo. Tom, che sta per addentrarsi nell'adolescenza, inizia a rendersene conto in maniera bruciante.
All'improvviso, un gruppetto di coetanei gli venne incontro con passo deciso. Il capo banda gli sbarrò la strada e gli altri sei o sette si disposero intorno a loro con aria minacciosa.
– Dove credi di andare, moccioso?
– Vado dove mi pare e comunque sono più alto di te.
– Non fare il furbo o ti diamo una bella lezione.
– In otto contro uno?
– No, in uno contro uno. Sloggia o ti cambio i connotati.
– Non sloggio e comunque sono più forte di te.
Il ragazzino lo fulminò con lo sguardo e all'improvviso gli sferrò un pugno micidiale mirando allo zigomo: voleva ridurgli la faccia in polpetta e vederlo livido per un mese. Invece Tom si scansò, con un rapido e ben calibrato movimento del busto. Poi, senza dar tempo all'altro di riaversi dallo stupore, gli sferrò a sua volta un forte pugno nella pancia. Quello emise un gemito strozzato e si ripiegò su se stesso per il dolore.
– Scusami – disse Tom – Non avrei voluto. Mi ci hai costretto.
Fra i ragazzi era sceso un silenzio di tomba, nessuno osava fiatare.
– Te la farò pagare, dovessi rincorrerti fino a Revinasco.
– Io non scappo e comunque sono più veloce di te.
Nacque così l'idea della gara: una corsa fino ai cassonetti in fondo alla strada. Meglio una disputa di quel genere che una scazzottata fino al sangue.
Tom e il capobanda si posizionarono all'inizio della strada, lanciandosi occhiate di fuoco:
– Preparati a mangiare la polvere, negretto.
– Vedremo.
Gli altri ragazzi si disposero lungo il marciapiede, uno di loro diede il via.
Tom fino a metà percorso non volle strafare, procedette affiancato all'avversario. Poi, giunto agli ultimi venti metri, diede un'accelerata e raggiunse i cassonetti con la velocità di un fulmine.
Tornò a casa contento: non solo per aver vinto la disputa, ma anche per aver evitato quel pugno. Avrebbe dato un gran dolore a sua madre, se fosse rincasato con la faccia insanguinata. Lui sapeva fare a botte, aveva imparato molto bene negli anni precedenti; ma Adaora non ne era affatto contenta e più di una volta Tom l'aveva vista con gli occhi lucidi dopo una sua zuffa.
In ogni caso da quel giorno nessuno nel quartiere gli diede più noia.
[Laura Blandino - Il velo dorato - Piccola Casa Editrice]
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