Leggendo l’ultimo romanzo di Francesca Giannone, mi è sorto spontaneo un parallelismo con il suo libro precedente. Entrambi best seller, sono senz’altro – se non capolavori letterari – sicuramente storie di piacevole lettura.
Ambientato nel Salento degli anni '30, "La portalettere" racconta la storia di Anna, giovane donna che dalla Liguria si trasferisce con il marito Carlo nel paesino pugliese di Lizzanello. Per lei iniziano anni difficili, in cui fare i conti con un ambiente che continuerà a considerarla "la forestiera". Sfidando pregiudizi e convenzioni sociali, Anna diventerà la prima portalettere donna del paese.
"Domani, domani" è invece ambientato nel 1959, in pieno boom economico. Quando l’imprenditore Rizzo decide di vendere il saponificio di famiglia, ai suoi figli – Lorenzo e Agnese – crolla il mondo addosso. Quella fabbrica, mai amata dal padre, per loro invece significa tutto. Le reazioni dei due ragazzi sono profondamente diverse: Lorenzo parte in cerca di riscatto, mentre Agnese rimane per difendere le radici che ama.
I due romanzi raccontano storie diverse, ma hanno molti aspetti in comune.
Innanzi tutto, sono ambientati entrambi nel Sud Italia e raccontano storie familiari fortemente radicate sul territorio.
Al centro delle vicende pongono figure femminili forti, che affrontano grandi cambiamenti sociali e personali, con attenzione all’identità legata alle radici familiari e al lavoro (la posta per Anna, il saponificio per Agnese).
Infine, entrambi esplorano relazioni complesse, spesso segnate da scelte difficili, sacrifici e silenzi.
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