Donatella Di Pietrantonio, già apprezzata in L'arminuta, ci regala in L'età fragile una nuova storia drammatica e semplice allo stesso tempo. Di quelle che si leggono con scioltezza, ma poi rimangono nel tempo.
Vi regalo un assaggio della prima pagina...
Vi regalo un assaggio della prima pagina...
Il disordine che trovo al mattino mi ricorda che non sono piú sola. Amanda è tornata, mi guardo intorno e inciampo nelle sue tracce: sul bracciolo del divano il piatto con un pane smozzicato, e nel bicchiere un residuo di bevanda. La coperta è ammucchiata in un angolo, accanto al libro rovesciato sempre sulle stesse pagine.
Negli ultimi tempi il sonno ha perso in leggerezza, non la sento muoversi in casa. Solo a volte quando mi giro su un fianco i suoi passi tardivi vibrano fino al pavimento della mia camera.
Non so a che ora si sveglierà. Bevo il caffè, metto in tavola i biscotti e l’unica tazza rimasta della sua adolescenza. Dalla finestra il sole ci cade sopra, illumina la mucca con un ciuffo d’erba in bocca.
Lascio il bricco vuoto sul fornello, un segnale per dire: scaldati il latte. Potrà macchiarlo con il caffè rimasto nella moka oppure ignorare tutto. Potrà apprezzare il mio pensiero per lei o scocciarsi di essere trattata come una bambina.
Non capisco i suoi turni di lavoro, se cosí posso chiamarlo, uscite e rientri a casa mi risultano imprevedibili. Ogni mia domanda in proposito la irrita. Cerco di incontrarla ai pasti.
Mi accerto che in frigorifero ci sia qualcosa di nutriente, nel caso salti la colazione. I gusci perfetti delle uova mi rassicurano. È sempre magra, mia figlia.
Tolgo scarpe e ciabatte dal tappeto, sparecchio il divano. Se arrivasse qualcuno, mi vergognerei di farglielo vedere cosí. È spento il telefono di Amanda sotto la coperta.
Posso andare. Oggi sto dal nonno, le scrivo su un foglio. Lo appoggio vicino al vaso di tulipani gialli. Aggiungo un cuore per lei, che subito cancello.
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