Si respira un intenso profumo di vecchia Sicilia, nei romanzi di Simonetta Agnello Hornby. In questi mesi ne ho letti alcuni, apprezzandone originalità di stile e acutezza di ricostruzione storica. Scrittrice palermitana (britannica d’adozione) la Hornby sa tessere vere e proprie saghe familiari che si snodano attraverso i decenni, tra ottocento e novecento, orchestrando sapientemente diversi piani narrativi.
“La mennulara”
Nel 1963 muore la "Mennulara" (la raccoglitrice di mandorle), domestica e amministratrice degli Alfallipe. Lascia uno strano testamento, che scatena contrasti e richiama misteri. Grandi rivolgimenti attendono la famiglia al cui servizio la donna ha dedicato tutta la vita.
“La zia marchesa”
Amalia ricorda i decenni in cui fu balia e poi cameriera personale di Costanza Safamita, infelice donna appartenente alla ricca aristocrazia terriera. Le vicende della marchesa si intrecciano con quelle della sua famiglia, e con quelle della Sicilia di metà ottocento.
“Caffè amaro”
Maria è poco più che adolescente, quando incontra Pietro e accetta di sposarlo. Ma non tutto è semplice come sembra. La sua lunga vita accompagna gli eventi storici di oltre mezzo secolo: i fasci siciliani, l’ascesa del fascismo, la seconda guerra mondiale con i terribili bombardamenti su Palermo.
“Piano nobile”
Siamo nella Palermo del 1942. Il barone Enrico Sorci, ormai morente, ricorda frammenti della propria vita. Intanto i suoi familiari vanno incontro al loro destino, in un mondo che profondamente cambia.
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