[...] Guardo le scarpe della gente. Scarpa sana: un punto; scarpa bucata: perdo un punto. Senza scarpe: zero punti. Scarpe nuove: stella premio. Io scarpe mie non ne ho avute mai, porto quelle degli altri e mi fanno sempre male. Mia mamma dice che cammino storto. Non è colpa mia. Sono le scarpe degli altri. Hanno la forma dei piedi che le hanno usate prima di me. Hanno pigliato le abitudini loro, hanno fatto altre strade, altri giochi. E quando arrivano a me, che ne sanno di come cammino io e di dove voglio andare? Si devono abituare mano mano, ma intanto il piede cresce, le scarpe si fanno piccole e stiamo punto e a capo. [...]
Siamo nella Napoli degli anni ’40; la guerra è finita da poco e tante famiglie vivono nella miseria più nera. Il piccolo Amerigo Speranza, vivace scugnizzo senza padre, vive in un “basso” con la madre analfabeta; trascorre le sue giornate vendendo stracci e inventando espedienti.
Un bel giorno sua madre lo accompagna al “palazzo dei comunisti”, dove ai bambini poveri di Napoli è offerta un’inattesa opportunità: partire per il Centro Nord e trascorrervi alcuni mesi, ospitati da famiglie generose che si prenderanno cura di loro, fino al ritorno della bella stagione.
La scrittrice Viola Ardone prende spunto da una vicenda reale: davvero in quegli anni il Partito Comunista Italiano organizzò i cosiddetti "treni della felicità". Bambini provenienti da realtà di bisogno e disagio erano dati in affidamento per un certo periodo a famiglie del Settentrione; quando tornavano a casa erano rivestiti, ben nutriti e più istruiti.
Il piccolo Amerigo parte, insieme con altri ragazzini del suo quartiere, il cuore strizzato dalla nostalgia e dal timore. Dopo un lungo viaggio giunge in Emilia Romagna, dove viene catapultato in una realtà del tutto nuova, e affidato a una donna disorientata quanto lui perché «di bambini non ne capisco proprio».
Oscillando tra il senso di perdita e il desiderio di riscatto, Il treno dei bambini è un romanzo di formazione delicatissimo, che sa descrivere con realismo commovente e ironico una vicenda umana drammatica, osservata con gli occhi d’un ragazzino di sette anni.
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