Siamo in pieno ottocento, nella cittadina immaginaria di
Quinnipak. Un universo variegato e strano, popolato di personaggi surreali che
però, nella loro eccentricità, quasi commuovono: che altro fanno, se non
ricercare accanitamente - ciascuno a modo suo - la cosa che possa dare senso
compiuto alla loro vita?
Storie piccole e grandi, spesso quasi oniriche, si
susseguono e si incrociano, raccontate con uno stile particolarissimo e a
tratti geniale.
Alessandro Baricco con Castelli di rabbia - suo romanzo
d'esordio - riesce a spiazzare il lettore, e ultimamente affascinarlo.
Pur disorientata, mi sono lasciata avvincere e ho gustato
pian piano queste pagine strane.
Permettetemi oggi di offrirvene una: racconta di un
vecchio e un ragazzino, che sognano di intrappolare la voce all’interno di un
tubo di stagno per poterla poi riascoltare...
- Diavolo! Un buco nel tubo... come ho fatto a non
pensarci... caro Pehnt, ecco dov'è l'errore... un buco nel tubo... un piccolo
maledetto buco nascosto da qualche parte, è chiaro... se n'è scappata di lì
tutta quella voce... sparita nell'aria...
Pehnt si è alzato il bavero della giacca, tiene le mani
sprofondate nelle tasche, guarda Pekish e sorride.
- Be', sai cosa ti dico? lo troveremo Pehnt... noi
troveremo quel buco... abbiamo ancora una buona mezz'ora di sole, e lo
troveremo... in marcia, ragazzo, non ci faremo fregare così facilmente... no.
E così se ne vanno, Pekish e Pehnt, Pehnt e Pekish, se ne
tornano lungo il tubo, uno a sinistra l'altro a destra, lentamente, scrutando
ogni palmo del tubo, piegati in due, a cercare tutta quella voce perduta, che
se uno li vedesse da lontano potrebbe ben chiedersi cosa diavolo fanno quei
due, in mezzo alla campagna, con gli occhi fissi per terra, passo dopo passo,
come insetti, e invece sono uomini, chissà cos'hanno perso per strisciare in
quel modo in mezzo alla campagna, chissà se lo troveranno mai, sarebbe bello lo
trovassero, che almeno una volta, almeno ogni tanto, in questo dannatissimo
mondo, qualcuno che cerca qualcosa avesse in sorte di trovarla, così,
semplicemente, e dicesse l'ho trovata, con un lievissimo sorriso, l'avevo persa
e l'ho trovata - sarebbe poi un niente la felicità.
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