Forse molti di voi conoscono La famiglia Trapp perché da quell'autobiografia è stato tratto un delizioso film, Tutti insieme appassionatamente, con l’inarrivabile Julie Andrews come attrice protagonista. Eppure, credetemi: il libro è ancora più bello del film.
L’autrice, l’austriaca Maria Augusta Trapp, racconta in prima persona la storia della sua famiglia molto speciale: dal 1926, quando - appena ventunenne - iniziò il suo lavoro come istitutrice presso la villa del barone Giorgio von Trapp, fino al 1948, anno in cui la famiglia ottenne finalmente la cittadinanza americana.
Pagina dopo pagina, mille vicende: le piccole gioie quotidiane, le difficoltà economiche, il grande amore, la passione per il canto polifonico, l’avvento del nazismo, la fuga in America, il coraggio di ricominciare insieme.
In questo post vi offro uno stralcio tratto dal quarto capitolo, che descrive con pennellate delicatissime il primo Natale della famiglia Trapp.
[…] Babbo Natale non viene per i bimbi austriaci. Nessuno scende dal camino a empire le loro calze; la cosa non è così semplice. In Austria, piccoli e grandi devono scrivere una lettera al Bambino Gesù durante la prima domenica di Avvento. Si crede che venga dal cielo Lui stesso personalmente, la notte di Natale, accompagnato dagli Angeli, a portare l'albero con tutte le sue cose meravigliose.
Questa lettera è molto importante, perché vi si manifestano i più segreti desideri e alla fine si formula una promessa. Poi la si mette sul davanzale della finestra prima di andare a letto, e il primo sguardo al mattino è per accertarsi che la lettera sia partita. Le lettere dei bambini buoni scompaiono subito dopo la prima notte. Altri bambini devono aspettare invece due o tre giorni e, se ciò accade, ci si sente molto ansiosi. Si sarà in tal modo indotti a mangiare gli antipatici spinaci, a mettere bene in ordine sulla sedia accanto al letto gli abiti e le scarpe.
Finita di cantare l'ultima pastorale, ancora intorno alla tavola, ci mettemmo tutti a scrivere la nostra lettera di Natale. Dopo aver pensato un poco, scrissi:
«Caro Gesù Bambino, la mia vita in questa casa sarebbe tanto più facile se tu volessi portare a ciascuno di questi bambini un paio di scarpe chiodate, un impermeabile e un paio di guanti di lana. Lo non ho bisogno di nulla dato che in ogni caso tornerò a Nonnberg».
S'era appena spenta l'eccitazione della prima domenica di Avvento che sopraggiunse il 6 dicembre, uno dei giorni più importanti in una casa in cui vi siano dei bambini, perché la vigilia di quel giorno San Nicola scende sulla terra a visitare tutti i piccoli. San Nicola è un santo vescovo del secolo VI, ed essendo stato molto buono e caritatevole con i bambini e con i giovani, Dio permette che ogni anno, nella sua festa, possa venire a trovare i suoi piccoli amici. […] A tutti i bambini buoni viene dato un sacchetto di mele e noci, fichi e prugne secche e dolci deliziosi e paradisiaci. I bambini cattivi, invece, devono promettere molto seriamente di cambiare vita. […]
Il giorno 5 l'eccitazione era grande. Appena si fece buio ci riunimmo nell'anticamera a guardare nel viale attraverso le ampie vetrate. La mano di Martina era stretta alla mia e la sua personcina a metà nascosta dalla mia gonna. Si poteva quasi sentire battere il cuore di Giovanna e l'aria di superiorità di Edvige non riusciva a nascondere il suo stato d'animo. D'un tratto si cominciò a vedere un luccichio fra i rami spogli. Un'alta figura con in mano una lanterna e un lungo bastone, svoltò nel viale, seguita a breve distanza da un ometto nero.
La pesante porta si spalancò ed entrò il santo vescovo, salutato con inchini da piccoli e grandi. La barba bianca che gli scendeva sul petto tradiva la sua età avanzata. Nessuno aveva potuto vedere che una mezz'ora prima, Hans, con l'aiuto di un albume sbattuto se l'era lasciata pazientemente incollare sul mento. San Nicola portava gli occhiali, come spesso accade alle persone anziane, giù sulla punta del naso. Doveva farlo senz'altro perché la sua vista era tanto buona che gli occhiali di Resi quasi lo accecavano. Dopo che si fu seduto diede a reggere la lanterna al Capitano, poi tirò fuori da sotto al mantello bianco un grosso volume con una grande croce d'oro. Attraverso la carta bianca che lo ricopriva si poteva debolmente intravedere un titolo: Enciclopedia da H a H-Z.
In quel magico libro erano scritte tutte le molte malefatte, piccole e grandi, commesse dai bambini di quella casa. È incredibile come San Nicola fosse bene informato su Werner che aveva marinato per tre volte la lezione di greco; o su Edvige che aveva pizzicato Martina; o su Rupert che aveva fumato di nascosto; o su Maria che aveva studiato il violino molto più a lungo di quanto le avesse permesso il medico; su Resi, la cuoca, che aveva una volta bruciato il dolce della domenica e, per nascondere il guaio, lo aveva gettato nel letamaio; o su Bepi, il giardiniere che era stato spesso pigro al mattino. E San Nicola scoteva il dito e guardava severamente i colpevoli che venivano via via chiamati ai suoi piedi. Tutti si mostravano molto pentiti e promettevano con fervore di cambiare vita. Poi il santo vescovo si alzò e fece un cenno verso la porta: un gran sacco fu spinto dentro e San Nicola l'aperse.
C'era un cartoccio di frutta e di dolci per ciascuno, eccetto Resi che ebbe invece un grosso bastone, e dovette anche baciare la mano al vescovo. Dopo un ultimo ammonimento e una benedizione, quel sant'uomo lasciò la casa.
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