Ero immersa nella lettura, quando mio figlio ha dato un’occhiata distratta alla copertina del libro che avevo fra le mani, e ha sorriso divertito. Che cosa diamine stava leggendo sua madre? Dal titolo poteva sembrare un romanzetto erotico-sentimentale, lontano anni luce dai consueti gusti letterari.
Invece no. Il piacere non può aspettare è un romanzo delicato e luminoso, in cui la scrittrice indiana Tishani Doshi riesce a raccontare tutto il mondo delle sue origini.
Babo, il primogenito di una famiglia indiana profondamente tradizionale, va a Londra per un’esperienza di studio e di lavoro. L’impatto con la cultura occidentale non è facile; ma il giovane ben presto conosce Sian, una ragazza gallese che gli cattura il cuore. E fin qui gli ingredienti sembrerebbero quelli del classico romanzo d’amore: dal colpo di fulmine al matrimonio, attraverso varie vicissitudini, e poi avanti fino al “vissero per sempre felici e contenti”.
Ma in questo romanzo c’è qualcosa di più: una saga familiare che copre decenni di storia, in sapiente equilibrio tra affermazione di identità e rispetto per la diversità. Sullo sfondo, temi che colpiscono in carne viva chiunque abbia cuore e mente desti: la nascita e il dolore, il desiderio di felicità e la perdita di sé, la vecchiaia e la morte.
Vi offro una pagina delicata in cui il giovane Babo e la sua nonna Ba parlano d’amore...
Solo dopo che le donne se ne erano andate, e le stuoie di iuta erano state arrotolate e riposte, Babo raggiungeva sua nonna. Si sedevano insieme a cenare sotto le prime stelle, e a chiacchierare con il sottofondo dei grilli fra le piante. Ba gli raccontava storie di antenati di cui Babo sapeva pochissimo. Gli descriveva scandalosi matrimoni d’amore, incluso quello di sua sorella – fuggita con un giovane musulmano di un villaggio vicino, a mai più ritornata -, o quello del figlio di Banta-behn, che si era innamorato della cugina Damyanti, dalla pelle scura e butterata. Babo ascoltava attento, con la segreta certezza che il suo scandalo d’amore fosse il più appassionante.
“Tu amavi il nonno?” le chiese Babo una sera, durante la settimana di sciopero delle poste inglesi, quando per ben dieci giorni non aveva avuto notizie di Sian. “Quando è morto, non hai mai avuto la sensazione che saresti morta anche tu da quanto ti mancava?”
“Non era così per noi, Babo. Ci sono così tanti modi di amare una persona… Per noi era una cosa delicata, niente a che vedere con quello che senti adesso. Quello che provi tu è molto raro. Noi lo chiamiamo ekam. Dicono che si possa conoscere una sola volta nella vita, oppure mai. Alcuni lo hanno descritto come entrare in una grotta senza fine. Altri come sentire il cuore che brucia su un fuoco lento di loppa secca. Quando provi questo ekam hai l’impressione di poter eliminare qualsiasi colpa nel mondo, qualsiasi profanazione e qualsiasi sfortuna”.
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