C’era una volta,
quando non si sa, in un paese lontano, dove non si sa, la misteriosa Locanda
Almayer.
Convergono qui
personaggi surreali; s’intrecciamo storie al limite dell’assurdo. È Oceano mare
di Alessandro Baricco, uno dei romanzi meno scontati ch’io abbia mai letto.
Fra quelle pagine
strane ho incontrato il ritrattista Plasson, che dipinge i suoi quadri
intingendo il pennello nell’acqua del mare; il professor Bartleboom, che scrive
lettere alla sua donna non ancora conosciuta (ma un giorno sicuramente la
incontrerà); la fragile Elisewin, che vuole guarire dalla sua paura; il Padre
Pluche, che scrive improbabili (ma a tratti struggenti) preghiere; la
bellissima Ann Deverià, che è “malata di adulterio” (e chissà se guarirà); il
misterioso Adams, che nasconde un passato terribile (ma a certi orrori non si
sfugge)…
Personaggi
surreali, dicevo; eppure in qualche modo così veri e struggenti, ciascuno col
fardello del suo passato, ciascuno col suo bisogno di guarire.
Gustatevi un
frammento di questo romanzo, ve lo offro volentieri…
Poi non è che la
vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la
stessa strada. Così, io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo
salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare:
dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la
gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri
che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo
tardi l'ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano,
inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa
senza farti del male. È lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti
agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne
esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza
che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male che tu non te lo puoi nemmeno
immaginare.
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