Louis De Wohl è riuscito a rendere con efficacia straordinaria la storia biblica del re Davide. Avvincente come un racconto d'avventura, rigoroso come un romanzo storico, Davide di Gerusalemme narra la vicenda di quell'uomo eccezionale, da semplice pastorello a re d'Israele.
Ne esce il ritratto deciso di una personalità complessa e
affascinante: umile pastore e grande guerriero, amante passionale e uomo di preghiera;
assetato di vittorie, di donne, di ricchezze, ma soprattutto di Dio. Sullo
sfondo, quasi colonna sonora, la musica dei salmi.
Vi offro una pagina tratta dal primo capitolo: il profeta
Samuele riconosce nel ragazzo il nuovo re eletto da Dio, e versa l’olio sacro sul
suo capo...
«Ecco il ragazzo» disse suo padre. «Questo è Davide, il
mio ultimogenito.»
Sembra preoccupato, pensò
Davide, chiedendosi come mai. Poi puntò lo sguardo sul santo, e i suoi pensieri
si arrestarono di colpo. L’uomo di Rama aveva il volto largo, coperto da un
reticolo di rughe e solchi profondi, e sopra il naso corto e schiacciato si
arcuavano sopracciglia bianche e folte. E gli occhi… Davide aveva sostenuto
senza timore lo sguardo del leone, ma quello incandescente del santo lo
costrinse a chinare la testa.
«È lui!» disse il vecchio, con
una voce sorprendentemente sonora e profonda. «L’eletto del Signore.» Sollevò
una mano incartapecorita e coperta di macchie scure, e puntò il dito su Davide.
«Leva i calzari», gli ordinò perentorio. «Che si purifichi» aggiunse poi,
rivolto a suo padre.
Iesse gli tese una brocca
d’acqua e un telo di lino. Gli tremavano le mani.
Che cos’hanno in mente? Si
domandò Davide. E di colpo gli venne da pensare che forse era lui la vittima
sacrificale. Il Signore non aveva forse ordinato ad Abramo di sacrificare suo
figlio Isacco? Anche se all’ultimo momento aveva accettato di sostituirgli un
ariete. Forse questa volta non si sarebbe accontentato, e il vecchio gli
avrebbe tagliato la gola con il coltello cerimoniale. Davide poteva scappare,
ovviamente. Nessuno dei suoi fratelli gli teneva testa nella corsa, e di certo
il vecchio non poteva raggiungerlo. Ma se era la volontà di Dio? Lo sapevano
tutti che il santo di Rama era un
profeta. E nessuno può sfuggire a Dio. Il Signore è ovunque, e spetta a
Lui decidere l’ora della tua morte.
In silenzio Davide eseguì le
abluzioni rituali. Il vecchio cominciò a frugare sotto la fascia che gli
cingeva i fianchi, ma invece del coltello con la grossa lama ne estrasse un
piccolo corno. Tolse con cura il tappo d’argento, e nell’aria si diffuse un
aroma denso e dolciastro. Poi il vecchio sollevò la testa, tanto che la sua
barba bianca puntò verso il cielo, e recitò una preghiera tra sé. Infine disse:
«Avvicinati, Davide, figlio di Iesse.»
Il ragazzo obbedì.
«China la testa.»
L’olio sacro, pensò Davide,
sbalordito, sentendo il liquido viscoso che gli gocciolava sui capelli. Impossibile.
Di sicuro era soltanto un sogno. Tra un po’ si sarebbe svegliato e avrebbe
scoperto che al gregge mancavano un paio di pecore, come la settimana prima,
oppure che una fiera selvatica aveva fatto irruzione e… No, non stava sognando.
L’olio gli era colato negli occhi e bruciava come il fuoco. Era sveglio,
dunque. Tutt’intorno però regnava un silenzio di morte.
Il profeta tappò di nuovo
l’ampolla e la ripose con cura sotto la fascia ricamata. «Ciò è bene» disse, in
tono solenne. «Al resto penserà il Signore.»
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