Poi si scopre che non è una favola, perché l'autrice non inventa nulla: utilizza lo strumento del romanzo per raccontare una storia vera. Verissima. Talmente vera, che è la sua.
Una storia che non nasconde la fatica, il dolore, l'umiliazione, la paura; ma valorizza soprattutto la bellezza, l'autenticità, la ricchezza dell'amicizia e il valore dell'attesa.
Altro che favola rosa. È una storia che profuma di miracolo.
Sua madre rientrò per prima e Irene decise di leggerle la
lettera: nessuna delle due riuscì a trattenere le lacrime.
«Mamma, io davvero non voglio farvi stare male, ma la mia
vita passa attraverso quell’uomo lì, a cui non posso e non voglio dire di no».
Ancora in lacrime, la madre le si avvicinò e asciugò le
sue.
«Vai a fare merenda, so che hai un appuntamento in
centro. La lettera al papà la consegno io appena rientra. Devi lasciargli un po’
di tempo: è chiaro che siamo un po’ preoccupati, ma sappiamo anche che non sei
una da colpi di testa senza senso. Lavati la faccia, che sei paonazza… e poi
vai».
Irene l’abbracciò di nuovo, stringendola forte. Si diede
un aspetto presentabile e uscì a bere una cioccolata con la panna che sperava
le addolcisse un po’ il pomeriggio. Quando fece ritorno, suo papà era rientrato,
aveva letto la lettera ed era seduto sul divano davanti al televisore.
Lei si fermò sulla soglia della sala e scoppiò a
piangere, ma tra i singhiozzo riuscì a fargli l’unica domanda che le
interessava veramente: «Mi vuoi bene, papà?».
«Vieni qui» rispose lui con gli occhi lucidi. Le mise un
braccio sulle spalle e la strinse a sé. «Certo che ti voglio bene, è solo che
sono molto in pensiero per la mia piccola».
Provò a calmarla, ma lei continuava a singhiozzare,
liberandosi finalmente di tutta la tensione delle ventiquattro ore di “silenzio
stampa”.
Pian piano la freddezza e il distacco fecero posto al
calore e alla condivisione di sempre. Il merito fu anche della sorella che, sapendo
del trambusto di quelle ore, piombò in casa con la nipotina.
Guardava suo padre, da poco nonno, coccolarsela e pensava
che Dio non faceva mai niente per caso e che i Suoi tempi erano congeniali, in
questo caso anche consolatori: Irene aveva atteso il matrimonio del fratello e
il parto della sorella prima di sconvolgere la famiglia e ora le sembrava che
anche quella breve attesa fosse stata ripagata.
Nessun commento:
Posta un commento