Quando incontro i ragazzi durante le presentazioni dei miei libri, quasi sempre c'è qualcuno che mi chiede consigli di lettura appropriati per l'adolescenza. Rispondo con sicurezza, citando i romanzi di Alessandro D’Avenia. Tutti avvincenti, profondi, ben scritti; ma quello che più amo in assoluto, è Ciò che inferno non è.
Racconta la storia dell'amicizia tra Federico, diciassettenne che comincia ad interrogarsi sulla vita e sul futuro, e padre Pino Puglisi, il sacerdote siciliano poi assassinato dalla mafia.
Oggi desidero offrirvi una pagina - durissima ma molto vera - tratta dal romanzo.
«L'inferno non esiste. E se esiste è vuoto. Dicono.
Vivono forse in quartieri con giardini e scuole. Ignorano.
Inferno sono gli enormi palazzi di cemento, alveari screpolati e
abbandonati dalla bellezza, che fanno di cemento l'anima che li abita.
L'Inferno si annida nei sotterranei di questi palazzi stipati di polvere bianca tagliata alla meglio e carne umana in saldo.
L'Inferno è fame mai soddisfatta di pane e parole.
Inferno è un bambino sfregiato da fuori verso dentro, dalla pelle fino al cuore.
Inferno è il lamento degli agnelli accerchiati dai lupi.
Inferno è il silenzio degli agnelli sopravvissuti.
Inferno è Maria madre a sedici anni, prostituta a ventidue.
Inferno è Salvatore che ha poco pane per i figli e per la vergogna quel poco se lo beve.
Inferno sono vie senza alberi e scuole e panchine su cui parlare.
Inferno sono strade da cui non si vedono le stelle, perchè non è concesso alzare gli occhi.
Inferno è una famiglia che decide chi e cosa sarai.
Inferno è la consapevolezza fredda della disperazione altrui.
Inferno è farla pagare agli altri perchè sentano il sapore amaro che mastichiamo.
Inferno è quando le cose non si compiono.
Inferno è ogni seme che non diventa una rosa.
Inferno è quando la rosa si convince che non profuma.
Inferno è un passaggio a livello che si apre su un muro.
Inferno è Caterina che si è lanciata dal decimo piano con un ombrello
in mano, perchè all'Inferno non voleva più starci e sperava che un
angelo l'afferrasse prima dell'asfalto.
Inferno è l'amore possibile mai inaugurato.
L'Inferno è odiare la verità, perchè amarla ti costerebbe la vita.
Inferno è Michele con la schiuma alla bocca e gli occhi bruciati da un'overdose solitaria.
Inferno è un vecchio senza nome morto da giorni in casa sua, senza che nessuno se ne accorga.
Inferno è non vedere più l'inferno.
L'Inferno esiste. Ed è qui. In queste strade feroci in cui i lupi fanno
tana. E gli agnelli insanguinati tacciono perchè hanno più cara la vita
di ogni altra cosa. E il sangue è il marchio della vita, perchè se la
parola non salva lo dovrà fare il sangue.
Inferno è un padre che toglie la vita ai propri figli.
L'Inferno esiste ed è pieno».
Il piacere di leggere, il coraggio di sognare, la voglia di crescere. Narrativa, e non solo.
25 maggio 2017
08 maggio 2017
Vacanze romane
Roma è una città stupenda: quando ho avuto la fortuna di visitarla, me ne sono innamorata. Per questo mi dispiace saperla così malandata, in questa fase poco brillante della sua storia.
Nessun inconveniente, tuttavia, riuscirà mai a toglierle l'aura di grandezza che millenni di storia le hanno regalato.
Oggi desidero fare un piccolo omaggio alla Città Eterna, condividendo una pagina tratta da Tempo di cose nuove: quattro amiche si concedono una "vacanza romana", lasciandosi affascinare da tanta bellezza. E il colpo di scena è dietro l'angolo...
Nessun inconveniente, tuttavia, riuscirà mai a toglierle l'aura di grandezza che millenni di storia le hanno regalato.
Oggi desidero fare un piccolo omaggio alla Città Eterna, condividendo una pagina tratta da Tempo di cose nuove: quattro amiche si concedono una "vacanza romana", lasciandosi affascinare da tanta bellezza. E il colpo di scena è dietro l'angolo...
Dopo che di furono sistemate, Paola propose ad Alessandra e a Lia una passeggiata nel centro di Roma: Chiara sarebbe così rimasta sola con il suo Luca, e loro avrebbero potuto dare una prima occhiata alle meraviglie dell'Urbe. Avevano a disposizione tutto il pomeriggio.
- Sicura che non ci perdiamo?
- Ale, ho vissuto in questa città per due anni!
- Sicura che non ci perdiamo?
- Ale, ho vissuto in questa città per due anni!
- E come
arriviamo fino in centro?
- C’è una
stazione della metro qui vicina.
- Allora che
aspettiamo?
Le tre amiche uscirono
rapide e saltellanti come leprotti, pregustando la sensazione di libertà che
avrebbero provato di lì a poco, in giro per la Capitale.
Chiara
approfittò della solitudine per darsi una rapida rinfrescata e cambiarsi
d’abito; scelse una graziosa maglia bianca e blu in stile marinaro, e si
spruzzò sul collo una nuvola di profumo dalla fragranza freschissima. Poi un
velo di lucidalabbra, e via!
- Dove desideri
andare, signorina Ansaldi? - chiese Luca alzandosi dalla poltroncina, appena la
vide uscire dall’ascensore.
- Nei posti che
piacciono di più a te.
- Ti va un giro
in centro?
La portò ai Fori
Imperiali, certo che a una classicista come lei quella visita potesse far
piacere. Il Palatino era il luogo ideale per una passeggiata, grazie alla
bellezza antica delle sue rovine, dei suoi templi, dei suoi vialetti carichi di
storia tutta da scoprire e immaginare. Fra l'altro c'era un sole sfolgorante,
quel pomeriggio, e il cielo azzurro intenso rendeva indimenticabili certi
scorci.
- E questa è la
colonna traiana; la riconosci?
- Sì, l’ho vista
sui libri.
- Ferma lì, che
ti faccio una foto…
Era davvero
bellissima, con il sorriso luminoso e i capelli scompigliati dalla brezza. In
quel momento Luca sentì dentro di sé un desiderio incontenibile di avvicinarsi
a lei, e poi stringerla a sé, e poi…
- Che hai? -
chiese Chiara, notando nel volto dell’”amico speciale” un repentino cambio di
espressione.
- Niente, mi è
solo venuto un pensiero.
- Che pensiero?
- Forse è meglio
che tu non lo sappia.
- È una cosa che
mi riguarda?
- Sì. Ma se te
la dicessi non so come andrebbe a finire tutta la faccenda.
Chiara non osò
insistere, ma l’emozione le strinse lo stomaco.
05 maggio 2017
Tardi ti ho amato
Si deve alla penna della scrittrice inglese Ethel Mannin il romanzo Tardi ti ho amato: un libro potente, profondo, che Papa Francesco amava consigliare ai suoi studenti quand'era insegnante a Buenos Aires.
Sullo sfondo della sfavillante Europa tra le due guerre mondiali si dipana la vicenda di Francis Sable, giovane scrittore di successo, brillante e ricco. Basterà tutto questo a garantirgli una vita felice?
Il titolo richiama la celebre frase di sant'Agostino, e la pagina che vi offro oggi apre uno spiraglio sulla conversione del protagonista; tuttavia non si tratta di un libro "religioso" o "edificante". È soprattutto un romanzo di formazione: racconta la vita, l'amore, l'amicizia, il gusto per l'arte e la passione per la montagna; ma anche il senso di colpa, la vertigine del vuoto, la sete di rinascita.
Francis non avrebbe mai dimenticato quel buon vecchio sacerdote dagli occhi benevoli nel volto tutto grinze, con l'abito stinto ridotto quasi a uno straccio; c'era in lui la vera stoffa del santo. Nei rari momenti che la predicazione gli lasciava liberi lo si vedeva sempre inginocchiato nella cappella, sia di giorno sia a tarda sera. Francis l'aveva visto una volta, a mezzanotte, mentre rientrava da una passeggiata sulla riva del lago in quella che per lui era un'insonne notte di luna; era entrato a pregare prima di andare a dormire, e il buon vecchio era là inginocchiato con gli occhi chiusi, in crocifisso stretto fra le mani, le lacrime che gli scendevano sulle guance. Non si era accorto della presenza di Francis il quale era uscito senza fare rumore e aveva salito in silenzio la scala di legno lucido fino alla sua camera nuda come una cella: era profondamente commosso. Quell'episodio produsse in lui un'impressione profonda. Una volta nella stanza, staccò dalla parete il crocifisso e lo tenne a lungo fra le mani rimanendo inginocchiato sul nudo pavimento di legno: la sua non era una vera preghiera, e tuttavia tutte le sue forze erano tese verso un'appassionata penitenza, come fosse preso da un interminabile atto di contrizione. O sant'Agostino, invocava il suo cuore, aiutami tu perché anche io sono arrivato tardi alla bellezza antichissima ed eterna che è la verità, Aiutami, Signore, perché tardi ti ho amato...
Sullo sfondo della sfavillante Europa tra le due guerre mondiali si dipana la vicenda di Francis Sable, giovane scrittore di successo, brillante e ricco. Basterà tutto questo a garantirgli una vita felice?
Il titolo richiama la celebre frase di sant'Agostino, e la pagina che vi offro oggi apre uno spiraglio sulla conversione del protagonista; tuttavia non si tratta di un libro "religioso" o "edificante". È soprattutto un romanzo di formazione: racconta la vita, l'amore, l'amicizia, il gusto per l'arte e la passione per la montagna; ma anche il senso di colpa, la vertigine del vuoto, la sete di rinascita.
Francis non avrebbe mai dimenticato quel buon vecchio sacerdote dagli occhi benevoli nel volto tutto grinze, con l'abito stinto ridotto quasi a uno straccio; c'era in lui la vera stoffa del santo. Nei rari momenti che la predicazione gli lasciava liberi lo si vedeva sempre inginocchiato nella cappella, sia di giorno sia a tarda sera. Francis l'aveva visto una volta, a mezzanotte, mentre rientrava da una passeggiata sulla riva del lago in quella che per lui era un'insonne notte di luna; era entrato a pregare prima di andare a dormire, e il buon vecchio era là inginocchiato con gli occhi chiusi, in crocifisso stretto fra le mani, le lacrime che gli scendevano sulle guance. Non si era accorto della presenza di Francis il quale era uscito senza fare rumore e aveva salito in silenzio la scala di legno lucido fino alla sua camera nuda come una cella: era profondamente commosso. Quell'episodio produsse in lui un'impressione profonda. Una volta nella stanza, staccò dalla parete il crocifisso e lo tenne a lungo fra le mani rimanendo inginocchiato sul nudo pavimento di legno: la sua non era una vera preghiera, e tuttavia tutte le sue forze erano tese verso un'appassionata penitenza, come fosse preso da un interminabile atto di contrizione. O sant'Agostino, invocava il suo cuore, aiutami tu perché anche io sono arrivato tardi alla bellezza antichissima ed eterna che è la verità, Aiutami, Signore, perché tardi ti ho amato...